Gli scozzesi rialzano la testa e ora vogliono l’indipendenza

Il 51% è per la secessione, indecisi il 10%. E già si parla di referendum dopo le elezioni

Erica Orsini

da Londra

Gran Bretagna addio, gli scozzesi vogliono l’indipendenza. Questo almeno è il risultato di un sondaggio effettuato dall’istituto Icm per il quotidiano The Scotsman che rivela come il 51 per cento della popolazione scozzese in questo momento preferirebbe staccarsi dalle gonne di mamma Inghilterra. Un dato questo che sta creando parecchio nervosismo tra le file laburiste locali anche perché mancano soltanto sei mesi alle prossime elezioni, il partito nazionalista scozzese sta pericolosamente guadagnando terreno nei confronti dei candidati blairiani e ha già promesso che – in caso di vittoria – indirà un referendum sul tema dell’indipendenza. Il maggio prossimo saranno passati 300 anni esatti dall’Unione dei troni, vale a dire la legge con cui venne creata la Gran Bretagna. Da allora, costituzionalmente le cose sono molto cambiate e una riforma di ampia portata dell’attuale governo ha consentito, nel 1999, alla Scozia e al Galles di eleggere attraverso un sistema di devolution un proprio Parlamento e una propria Assemblea nazionale che operano a grandi linee sul modello di Westminster con piena competenza sugli aspetti di politica interna, economica e sociale. In Scozia i sostenitori dell’indipendenza sono sempre stati numerosi, ma un risultato così significativo come quello pubblicato ieri dallo Scotsman non si faceva vedere dal 1998.
Il parlamento scozzese attuale ha 129 componenti che vengono eletti con il sistema proporzionale e i laburisti in kilt hanno di che preoccuparsi dato che i sondaggi degli ultimi giorni rivelano un partito nazionalista scozzese in irresistibile ascesa con una percentuale di consensi del 32 per cento contro il 30 per cento dei laburisti. Numeri che certo non bastano a garantire allo Scottish national party una maggioranza assoluta, ma che gli offrirebbero la possibilità di mettere in piedi una coalizione insieme ai liberaldemocratici (attualmente al governo con i laburisti) con il sostegno dei parlamentari verdi. Secondo il sondaggio dell’Icm soltanto il 39 per cento degli intervistati è favorevole allo status quo mentre il 10 per cento ha affermato di non saper scegliere tra la situazione attuale e l’indipendenza da Londra. Ma quel 51 per cento che invece vorrebbe staccarsi dalla Gran Bretagna sembra preoccupare parecchio il primo ministro Blair. Del resto, pur avendo fatto approvare il decentramento dei poteri, il governo laburista non ha mai visto di buon occhio le spinte indipendentiste. La perseveranza del premier nel voler rimanere al potere almeno fino all’estate del prossimo anno, potrebbe però anche danneggiare i candidati del suo partito tra sei mesi. Un membro del partito laburista scozzese l’avrebbe confermato in privato ad un giornalista del Times. «Molte persone qui – avrebbe spiegato il parlamentare – preferirebbero che il cambio della guardia tra Brown e Blair avvenisse prima del rinnovo del nostro Parlamento». Ma il nuovo slancio indipendentista può avere anche una lettura meno politica e più concreta. Alcuni analisti ritengono infatti che la gente sia rimasta delusa dalla devolution. «Molti scozzesi pensano che sia colpa nostra se il potere decentrato non ha soddisfatto le loro aspettative», ha dichiarato sempre al Times un’altra fonte del partito laburista scozzese.
A questo punto, una vittoria del partito nazionalista potrebbe veramente condurre la popolazione nuovamente alle urne nei prossimi quattro anni, per un voto referendario. Continuando a ragionare per ipotesi, rimarrebbe però un nodo fondamentale da risolvere e cioè quello delle alleanze. Se, come altamente probabile, i nazionalisti scozzesi non fossero in grado di governare con la maggioranza assoluta, dovrebbero per forza coalizzarsi con i verdi e i liberaldemocratici.

Mentre i primi sono d’accordo sul referendum, per i secondi l’appoggio su questo tema non è affatto scontato. Sarebbero quindi loro a fare da ago della bilancia nella decisione finale. Il popolo di Scozia invece, a quanto pare, saprebbe già perfettamente che strada prendere e quella strada non porta a Londra.

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