LO SCRITTORE FEDERICO MOCCIA

Federico Moccia, ci dà una definizione letteraria per il caldo di questi giorni?
«Il caldo torrido di questi giorni è da deserto Western, un confine lontano, un sole alto, della sabbia che brucia, e un’afa che si alza da terra come se fosse polvere...».
Ricorda giorno più torrido della sua vita?
«Il giorno della mia maturità, il 22 luglio del 1981. Faceva caldissimo e il tempo sembrava non passare mai... L’attesa era snervante, anche perché io ero l’ultimo. Alla fine andai a fare un bagno in piscina: quasi mi buttai con tutti i vestiti addosso».
Sta girando a Roma «Scusa ma ti voglio sposare» (tratto dall’omonimo libro uscito l’1 luglio): una mission impossible?
«No, perché io non soffro molto il caldo, bevo moltissimo e a fine giornata una doccia gelata che riequilibra tutto. Poi il caldo torrido è molto cinematografico...».
La fotografia è migliore?
«No, ma il sole forte dà effetti diversi: non esiste umidità e l’immagine è più nitida, bruciata».


Ma non preferisce stare a casa a scrivere con l’aria condizionata?
«Dipende da cosa scrivi e da cosa giri: il piacere e i momenti di passione legati a un film e a una pagina ti fanno dimenticare il caldo e il freddo».

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