
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni rilancia la battaglia contro la stampa al servizio della propaganda politica o i giornali usati per character assassination. L'occasione è il quinto compleanno del quotidiano Domani. In una lettera indirizzata al direttore fondato da Carlo De Benedetti, la premier non si sottrae al confronto e incalza i quotidiani vicini all'opposizione a smettere i panni della propaganda politica. La sinistra, al contrario, non perde l'occasione per gridare al pericolo censura in Italia. E lo stesso Domani a pagina 3 non contiene e spara un titolone: "Meloni incendiaria. Ora agita lo spettro degli anni di piombo". Una sinistra senza limiti che in Toscana schiera l'assessore regionale alla Scuola Nardi a fare campagna elettorale per l'inizio dell'anno scolastico. Meloni nella sua lettera fissa bene i pilastri della libera informazione: "Una informazione autorevole e credibile richiede, a mio avviso, una serie di importanti caratteristiche. Le riassumo le principali: innanzitutto, dovrebbe essere immune dall'accusa di essere condizionata dagli interessi dei gruppi consolidati di potere che detengono la proprietà dei media. In secondo luogo, dovrebbe riuscire a distinguere il compito di informare da quello di svolgere attività di propaganda politica, o di character assassination, in base alle proprie simpatie politiche o a quelle dei propri editori. In terzo luogo, non dovrebbe svilire la deontologia con la rivendicazione a poter diffondere liberamente notizie false, e prive di ogni riscontro, per colpire i nemici di turno, pretendendo anche una speciale immunità nel farlo" scrive la leader di Fdi. Per Meloni "una siffatta, libera e credibile informazione rappresenta un valore insostituibile per le nostre società e un reale bilanciamento al potere politico, perché incide davvero sull'opinione pubblica. In assenza di queste caratteristiche, invece, i cittadini percepiscono un approccio fazioso che indebolisce tanto i media quanto la politica, e quindi complessivamente lo stato della nostra democrazia". Il capo dell'esecutivo ribadisce l'impegno del governo nella difesa di un bene prezioso, qual è la libera informazione: "È un bene prezioso, che siamo tutti chiamati a proteggere e tutelare. Come sta facendo anche questo Governo, con il sostegno all'editoria, la disponibilità ad attuare l'equo compenso per i giornalisti, l'impegno per garantire agli operatori dell'informazione inviati all'estero, in particolare nelle aree sensibili e ad alta intensità bellica, di svolgere il loro lavoro nelle migliori condizioni di sicurezza".
Di tutt'altro tenore il testo dei contributi dei leader dell'opposizione. La segretaria del Pd utilizza la finestra per sparare contro l'Italia: "L'Italia in caduta libera rispetto ad altre democrazie su questo fronte. Nella classifica globale del 2025 di Reporter senza frontiere il nostro paese si classifica al 49/esimo posto, scendendo di tre gradini rispetto al 2024: il risultato peggiore in Europa occidentale", sottolinea e continua: "La stessa Italia, di cui il servizio pubblico radiotelevisivo è diventato a tutti gli effetti strumento di propaganda governativa, completamente assoggettato alla maggioranza che già controlla la principale rete privata e diversi giornali. Una maggioranza ancora inadempiente e fuori legge rispetto al recepimento del Media Freedom act che doveva essere effettuato entro agosto". Anche il leader del M5s si accoda: "Il governo promuove misure normative (ad es.
il decreto sicurezza) volte a reprimere la critica e il dissenso, oppure agisce in giudizio con finalità intimidatorie contro il giornalismo di inchiesta. Chi è in politica deve agire in trasparenza e accettare il libero confronto, sempre pronto a rendere conto del proprio operato".