Prima scrivo e poi ti azzanno un po'. I diari del vampiro sbarcano in tv

Belli, giovani, dannati e, last but not least con i canini molto aguzzi. È questa la formula che spopola con uguale successo su pagina scritta, grande schermo e piccolo schermo, ormai da almeno un quinquennio. In questo filone narrativo multimediale, in cui ormai è difficile capire se sono i libri a inseguire la televisione e il cinema o viceversa, fa la sua comparsa su Italia 1 (da stasera tutti i mercoledì alle 21,10), quindi per la prima volta in chiaro, The Vampire Diaries la serie che negli Stati uniti si è candidata ad essere il concorrente più credibile di True blood e l’erede di un telefilm cult, capace di preconizzare un fenomeno di quasi un decennio, come Buffy l’ammazza vampiri.
Questa produzione dell’americana CWnetwork gioca, infatti, su un meccanismo ben rodato e occhieggia a un pubblico giovane o a cui piace sentirsi giovane. Del resto l’ideatore è Kevin Williamson il papà di uno dei più celebri teen drama degli ultimi vent’anni: Dawson’s Creek. La pietra angolare su cui poggia la trama è la decalogia “Diario del vampiro” della scrittrice Lisa Jane Smith (in Italia pubblicata da Newton Compton), uno scaffale intero di romanzi ripescati dal ghetto dorato della letteratura di genere grazie all’onda lunga suscitata dalla Meyer e dal suo Twilight, trasformatasi in un solido long seller (rivitalizzato anche dalla serie tv). La versione televisiva rivisita di poco il plot, enfatizzando la componente gotico-sensuale. Siamo nel liceo della piccola, ed inventata, città di Mystic Falls dove una delle belle della scuola, Elena Gilbert, ha i suoi guai - ha appena perso i genitori in un brutto incidente stradale e suo fratello è un baby-pusher alquanto disadattato - e li racconta al suo diario. Non ha idea di quanto la sua situazione diventerà più complicata e orrorifica. A scuola spunta un baldo giovane, piace a qualsiasi fanciulla lo incroci per i corridoi, a nome Stefan Salvatore che inizia a farle una corte serrata. Il problema è che il bel tenebroso, che porta sempre gli occhiali da sole e uno strano anello, dimostra al più diciotto anni ma in realtà ha ampiamente passato il centinaio ed è interessato a Elena perché lei sembra essere la reincarnazione della donna che lo vampirizzò ai tempi della Guerra civile. E su questo binomio che avrebbe fatto venire, per il suo carico di amore e morte, il mal di testa a Freud (una Lolita senza più padre e madre inseguita da un anzianissimo giovane che rimpiange la sua bella che gli ha donato una «seconda vita») si innestano altre vicissitudini che puzzano di magia e di zolfo. Tanto per citarne qualcuna, Stefan ha un fratello anch’esso vampiro che si chiama Damon e che ha un carattere molto meno romantico del suo, azzanna alla gola tutti gli umani appetitosi che gli capitano a tiro; la migliore amica di Elena Bonnie Bennet scopre di avere dei poteri stregheschi...
Insomma è il cocktail ormai diventato un classico. In questo caso, però, declinato con una vena più intimista, diaristica appunto, e con largo spazio all’amorazzo giovanile e disperato (seppure la giovinezza vampirica porti con sé sempre i germi della senescenza).

E anche il côté di reazioni è facilmente immaginabile: ragazzini e soprattutto ragazzine in delirio per i bellocci della serie, qualche genitore che mugugna per i temi un po’ forti (neanche tanto) ma poi non riesce a staccarsi dal televisore. Almeno per un paio di stagioni.

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