Scudo, nuovo fronte tra Tremonti e Draghi

Nuovi attriti tra il ministro dell'Economia Tremonti e il governatore della banca d'Italia Draghi sulle ripercussioni dello scudo fiscale. Per Via Nazionale può avere effettio positivi sulla ripresa, ma anche negativi

Scudo, nuovo fronte  
tra Tremonti e Draghi

Roma - Dopo le pensioni, i conti pubblici, le banche e le regole sulla finanza, è lo scudo fiscale il nuovo fronte di polemica fra Giulio Tremonti e la Banca d’Italia. Per via Nazionale, lo strumento messo a punto dal ministro dell’Economia per il rimpatrio dei capitali «può avere effetti positivi sulla ripresa, ma anche effetti negativi sulla propensione dei contribuenti a pagare le tasse in futuro». In un’audizione parlamentare sulla Finanziaria, il direttore generale Fabrizio Saccomanni ricorda che negli altri Paesi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, «l’emersione dei capitali comporta il pagamento dell’intero ammontare delle imposte dovute e non versate, inclusi gli interessi e, talvolta, una sanzione». In Italia, invece, l’emersione «comporta un costo relativamente modesto, ed è previsto l’anonimato».

«Se c’è ragione di allarme, e lo escludo, c’è per tutti i Paesi», replica il ministro dell’Economia. Lo scudo, aggiunge, è una misura che porta vantaggi allo Stato, «perché chi prima non pagava, ora incomincia a pagare». Nel corso della conferenza stampa per la presentazione della Banca del Mezzogiorno, Tremonti rileva una strana coincidenza di vedute fra i «moralisti» e i banchieri svizzeri.

«È mai possibile - si chiede il ministro dell’Economia - che l’etica legale coincida con gli interessi dei banchieri svizzeri»? E proprio a proposito di Svizzera, il ministro conferma che la Confederazione è esclusa dalla regolarizzazione dei capitali, che potranno essere soltanto rimpatriati (in alternativa c’è il cosiddetto «rimpatrio giuridico»). Le due cose sono diverse, spiega. Un conto è la regolarizzazione senza obbligo di rimpatriare l’attivo, che si applica ai Paesi la cui normativa è compatibile con l’Unione europea, mentre «il rimpatrio è solo il passaggio fisico dell’attivo in Italia». Inizialmente, ricorda Tremonti, il governo aveva l’intenzione di rendere obbligatorio il rimpatrio per tutti i capitali emersi, ma «in altissimo loco» è stato consigliato di non farlo coi Paesi con cui esiste reciprocità di informazioni: «Il consiglio veniva dall’Europa e dal dio Mercato, in un momento in cui il mercato era superiore agli uomini».
Perplessità sullo scudo fiscale vengono anche dalla Corte dei Conti e dal Cnel. In particolare, emergono dubbi sul gettito atteso dal prelievo fiscale sui capitali regolarizzati. Secondo la magistratura contabile, esiste il rischio di finanziare maggiori spese o minori entrate strutturali prevista dalla Finanziaria con «forme di copertura tuttora indefinite (lo scudo, appunto) o dagli esiti incerti, come la lotta all’evasione fiscale».

Antonio Marzano, ex ministro delle Attività produttive e presidente del Cnel, ricorda che le attese di gettito danno luogo a non poche incertezze.

«Le entrate da scudo - spiega - sono un tassello importante per l’attuazione delle politiche di bilancio nel prossimo anno, ma si tratta di entrate una tantum, e non possono dunque coprire - osserva Marzano - il finanziamento dei contratti del pubblico impiego».

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