Scudo promosso dagli esperti Gettito possibile fino a 2 miliardi

Lo scudo fiscale, edizione numero tre, dopo aver incassato l’approvazione della Camera si avvia all’ultima tappa, quella del Senato. Si ripeterà il successo delle edizioni precedenti? «A giudicare dall’interesse manifestato da chi ha capitali all’estero, sì - rispondono i consulenti di Maisto& Associati, al termine di un affollato convegno che ha fatto ieri il punto sulle novità introdotte dalla nuova normativa -, tanto da poter stimare un gettito fra uno e due miliardi di euro, quindi paragonabile a quello della prima edizione, considerando che il prelievo sul capitale è raddoppiato rispetto ad allora. Una previsione sorretta da una serie di buone ragioni, a cominciare dall’entità, relativamente bassa, dell’aliquota utilizzata per la tassazione straordinaria, per finire con le falle che negli ultimi tempi si sono aperte nella sicurezza, un tempo proverbiale, dei paradisi fiscali».
Vediamo quindi i vari punti, tenendo conto che l’impianto del provvedimento è sostanzialmente stabilito, anche se gli addetti ai lavori ritengono probabile qualche modifica normativa, magari verso gli ultimi giorni, per renderlo più «appetibile». Per la sanatoria edizione 2009, il governo ha previsto un’aliquota al 50 per cento su un rendimento presunto annuo del 2 per cento negli ultimi 5 anni, pari a un prelievo del 5 per cento sul capitale.
Si tratta cioè di un’aliquota sensibilmente inferiore a quelle previste nei provvedimenti introdotti o in via di preparazione in altri Paesi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, dove l’emersione offre il solo vantaggio di evitare sanzioni penali ma comporta il pagamento dell’intero ammontare delle imposte, interessi compresi, e non prevede l’anonimato del contribuente, come ha recentemente ricordato anche il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi.
Un altro aspetto, sottolineato da Guglielmo Maisto, riguarda la minore «competitività» degli investimenti all’estero. Un ruolo importante in queste valutazioni spetta certamente all’inasprimento delle norme nei confronti dei «paradisi fiscali», anche se gli effetti non saranno immediati. Inoltre, il «caso Liechtenstein», dove un bancario infedele ha ceduto dietro compenso milionario la lista dei conti off-shore alle autorità, ha dato una picconata alle incrollabili certezze sui segreti bancari. E infine, la crisi globale ha dimostrato che i gestori svizzeri, americani o inglesi non sono migliori «a prescindere» di quelli italiani: al contrario.

Tutto questo, secondo gli esperti, è destinato a influire positivamente sull’esito dello scudo, anche se maggiori certezze si avranno dopo l’estate, quando, prevedibilmente, saranno pronti i regolamenti del Tesoro che, insieme alle circolari dell’Agenzia delle Entrate, determineranno l’applicazione del provvedimento.

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