Scudo spaziale e Iran, dialogo Usa-Russia

Lettera della Casa Bianca sulle "guerre stellari". Si profila un accordo globale. Sul tavolo anche i rapporti con l'Iran. In Israele Hillary frena la destra: "Uno Stato palestinese è inevitabile"

Scudo spaziale e Iran, 
dialogo Usa-Russia

È un altro passo verso una meta ormai obbligata, quella di una nuova distensione tra la Russia e gli Usa. Per amore? Ovvio che no, per interesse; anzi, per disperazione. L’America soffre sempre di più la crisi finanziaria e in questo momento vuole limitare allo stretto necessario le tensioni politiche sulla scena internazionale; Mosca ha visto svanire, parallelamente al crollo del prezzo del petrolio, i progressi economici realizzati negli ultimi cinque-sei anni e si rende conto di poter scampare al disastro solo in stretto coordinamento con gli altri grandi Paesi; dunque a sua volta è ben lieta di smettere di litigare con Washington.

Ma entrambe hanno bisogno di salvaguardare il proprio prestigio e non possono permettersi cedimenti troppo vistosi; dunque il riavvicinamento procede a zig-zag anzichè per linee rette. È un gioco delle parti che dovrebbe permettere alla fine sia a Medvedev sia a Obama di apparire come gli artefici e i veri beneficiari di un’intesa che porrà fine alle inimicizie che hanno segnato fino a qualche mese fa i rapporti tra Bush e il Cremlino.

Le notizie delle ultime ore confermano questo schema. A Mosca gli spin doctor russi hanno passato al quotidiano Kommersant la notizia di una lettera scritta dal nuovo presidente americano al suo omologo russo in cui si auspica una nuova distensione tra i due Paesi e la rinuncia allo scudo spaziale in Polonia e nella Repubblica Ceca, se Medvedev è disposto ad aiutare gli Usa a bloccare la corsa di Teheran verso le armi atomiche. Simultaneamente gli spin doctor americani hanno rifilato, sotto anonimato, la stessa dritta al New York Times. La coincidenza non è casuale: significa che entrambe le amministrazioni hanno scelto di far trapelare la notizia attraverso canali informali, che hanno un pregio: consentono di «vendere» la notizia nel modo opportuno alle rispettive opinioni pubbliche. E infatti, il presidente russo, in visita a Madrid, ha annunciato di non essere disposto a barattare la politica verso l’Iran con lo scudo spaziale; Obama (che ha smentito ogni scambio), può tenere a bada i falchi del suo governo dimostrando di voler rinunciare al progetto missilistico, caro a Bush e a Cheney, solo in cambio di precise garanzie.

Medvedev ha precisato che le lettera della Casa Bianca non poneva la questione in termini ultimativi e leggendo con attenzione il New York Times ci si accorge che non mente: nella missiva, inviata tre settimane fa, Barack aupisca un accordo complessivo con Mosca, in cui rientri anche la questione di Teheran, ma senza un esplicito quid pro quo. La mano americana è tesa e Medvedev, nella risposta pubblica di ieri, ha elogiato Obama definendolo «molto più creativo e cooperativo del suo predecessore». Come dire: apprezziamo, parliamo, fateci proposte concrete. Non dovrà aspettare molto il capo del Cremlino, che incontrerà il leader Usa tra un mese, a margine del vertice dei 20 Paesi più industrializzati a Londra. Nel frattempo le due amministrazioni continueranno a inviarsi messaggi.

Uno risale a poche ore fa: Mosca ha autorizzato il transito sul proprio territorio di un convoglio ferroviario di rifornimenti militari Usa diretto in Afghanistan. Un gesto apprezzato a Washington. Dietro le quinte la distensione sembra essere già iniziata.

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