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Scuola, Gelmini: "Più soldi agli insegnanti"

Il ministro dell'Istruzione: "Gli stipendi dei docenti saranno adeguati alla media Ocse". La soluzione ai problemi del sistema scolastico non sarà affidata solo a leggi di sistema: "Servono semplificazione e chiarezza". Brunetta: "Aumentare produttività, competenze e capitale umano"

Scuola, Gelmini: "Più soldi agli insegnanti"

Roma - "Questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse". Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha illustrato in commissione Cultura alla Camera il suo programma per la scuola che prevede, oltre a un adeguamento degli stipendi, anche la tolleranza zero contro il bullismo e alcune modifiche legislative ("Laddove necessario").

Più soldi agli insegnanti "Non possiamo ignorare - ha detto - che lo stipendio medio di un professore di scuola secondaria superiore dopo 15 anni di insegnamento è pari a 27.500 euro lordi annui, tredicesima inclusa. Fosse in Germania - ha aggiunto - ne guadagnerebbe 20 mila in più. In Finlandia 16 mila in più. La media Ocse è superiore ai 40 mila euro l’anno". Secondo il ministro Gelmini, per adeguare gli stipendi bisogna "aggredire le cause dell’iniquità del sistema, mediocre nell’erogazione dei compensi, mediocre nei risultati, mediocre nelle speranze". Insomma, ha sottolineato il ministro, "una scuola ostaggio di rivendicazioni, finalizzata al controllo ideologico che non al recupero dei conti del sistema, ha prodotto un esito che credo né i sindacati né i partiti né la società italiana tutta possono ritenere sensato: stipendi da fame, tramonto della cultura del merito, tramonto del senso della scuola. È una sconfitta nazionale - ha concluso la Gelmini - Tutti abbiamo il dovere di reagire".

Una scuola da ricreare "Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con uno speciale tirocinio...". Citando i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci il ministro Gelmini ha sottolineato come il merito e la fatica dello studio siano gli unici possibili fattori di promozione sociale. "Oggi la società italiana, ce lo dicono i dati statistici, è immobile - ha spiegato l'esponente azzurra - il figlio dell’operaio è, drammaticamente, condannato a sua volta, e se è fortunato, a fare l’operaio. Ditemi voi se questo non è un sistema iniquo". Secondo il ministro, ci sono due pilastri da rafforzare: "Il primo riguarda il nocciolo duro dell’istruzione, il secondo riguarda la personalizzazione dell’istruzione".

No allo scontro ideologico Lo scontro politico deve restare fuori dalla scuola. Il ministro dell’Istruzione ha più volte rimarcato la necessità di "una grande alleanza per la scuola" in cui "tutti diano il contributo per il miglioramento della più grande infrastruttura del Paese". Secondo la Gelmini, infatti, "occorre una presa di posizione lontana da inutili visioni ideologiche: il Paese ci chiede a gran voce di lasciare lo scontro politico fuori dalla scuola". "Il nostro compito - ha aggiunto il numero uno dell'Istruzione - è offrire al Paese una scuola che ciascuno, secondo le proprie propensioni indivudiali, senta come uno strumento utile e necessario. È l’ora - ha concluso - del buonsenso, del pragmatismo e delle soluzioni condivise".

Riforme solo "se necessarie" La soluzione dei problemi della scuola non può essere affidata esclusivamente a "leggi di sistema". Per troppi anni, ha sottolineato il ministro, "si è ritenuto che le riforme legislative potessero produrre una palingenesi del sistema educativo che abbiamo affidato all’approvazione parlamentare di leggi di sistema la nostra speranza di migliorare la scuola. Si è investito energie sull’attività legislativa, discusso troppo di cifre, di modelli pedagogici, di indirizzi, di dottrine e di ideologie formative. Abbiamo imbullonato e sbullonato leggi e decreti, badando più al colore politico dalla sostanza dei problemi". Secondo la Gelmini, invece, oggi "abbiamo bisogno di una buona amministrazione e un buon governo, di semplificazione e di chiarezza". Per questo il ministro ha annunciato che proporrà "modifiche legislative solo dove è strettamente necessario". "Cercherò - ha aggiunto - di contenere l’irresistibile tendenza burocratica a produrre montagne di regolamentazione confusa e incompresibile, cercherò di favorire l’adozione di criteri generali e indicazioni nazionali leggibili, evitando la metastasi delle norme di dettaglio. Cercherò soprattuto - ha concluso - di preservare e mettere a sistema quanto di buono fatto dai miei predecessori".

L'appoggio di Brunetta "Benissimo, bisogna aumentare le retribuzioni degli insegnanti che sono una risorsa fondamentale del Paese". Il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, condivide la posizione della Gelmini. Parlando a margine del convegno "Innovazione per la crescita e la qualità della vita", Brunetta ha aggiunto che "bisogna aumentare la loro produttività, le competenze e il capitale umano".

Per il ministro è, infatti, necessario "avere gli insegnanti più bravi e più pagati d’Europa e attualmente non è così".

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