«Guardi, per essere molto chiari: il mio gruppo sanguigno è 0-positivo arancione...». Esordisce così Andrea Cambiaso, 49 anni, imprenditore nel campo delle avarie marittime e dei trasporti, oltre che nei settori del petrolchimico e della nautica, e candidato alle regionali nella «Lista civica per Biasotti presidente» . E in questo modo ribadisce una scelta di campo, unappartenenza che è anche una fede.
Più biasottiano di Biasotti?
«Quasi. Battute a parte, mi riconosco chiaramente nellambito dello schieramento di centrodestra, nel rispetto di tutti i partiti che lo compongono. Ma...».
Ma cosa?
«La fede in Sandro Biasotti è illimitata. Del resto, nasce dallamicizia rafforzata quando, cinque anni fa, lui ha lanciato la sfida per riconquistare la Regione».
Da allora, lei fa parte della sua corrente.
«Nessuna corrente. Gli Arancioni non sono mai stati e non sono oggi una corrente allinterno, che so?, del Pdl o di altri partiti della coalizione dei moderati. Sono piuttosto una componente attiva, dinamica, responsabile che crede di poter fornire un apporto costruttivo allo schieramento di cui fanno parte integrante».
Ne condividete, dunque, i principi e i programmi.
«Certamente. La considerazione per il lavoro, prima di tutto, su cui la Lista Biasotti ha molto insistito, a ragione, in questa campagna elettorale e non solo».
Però esiste anche un progetto-Cambiaso?
«Ci sono punti fondamentali del programma su cui ho soffermato maggiormente la mia attenzione e, quindi, anche la mia comunicazione agli elettori».
Sentiamo.
«Limpegno per la mediazione penale minorile e per lassociazione Attivamente, nonché a favore delle battaglie dei genitori dellistituto Leonardo da Vinci. Ho battuto molto anche sulla realizzazione della Scuola di sicurezza della Polizia».
Fermiamoci a questa, per avere qualche particolare in più.
«Si tratta di un mezzo per trasmettere ai giovanissimi le nozioni di guida sicura. In sinergia, vedo anche la creazione di una pista che riproduca varie situazioni di emergenza al volante e insegni ad affrontarle e superarle».
Tutto questo a Genova?
«Eccome.
Almeno farebbe qualcosa...
«Bisogna prendere pochi impegni, ma seri. E portarli avanti. Io cerco di fare la mia parte, vorrei che gli altri, ai vari livelli di responsabilità, facessero lo stesso».
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