Scuola, primo sì della Camera alla riforma Gelmini

Casini critica Fini: «Alimenti il qualunquismo». La replica: «Invito solo a dare il buon esempio»

da Roma

Con 321 sì alla fiducia Montecitorio dà il via libera al decreto di riforma della scuola. Anzi «di manutenzione» come precisa il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. «Più che una riforma la mia credo sia una manutenzione della scuola - spiega il ministro - Recupero dal passato principi attualissimi guardando però al futuro. Vogliamo modernizzare e colmare alcuni gap come quello delle lingue straniere».
Un modo sobrio per dire che la scuola, parlando neanche troppo metaforicamente, cade a pezzi e dunque ha un bisogno immediato di cure. Un’urgenza alla quale il governo ha ritenuto di dover rispondere con lo strumento del decreto e ponendo anche la fiducia. In modo che tutte le novità previste diventino operative dal prossimo anno a partire dal ritorno del maestro unico. Oggi si discuteranno gli ordini del giorno e domani il voto finale con la diretta televisiva alle 18. Gelmini ribadisce la necessità di riqualificare la spesa «riposizionando le risorse sull’innovazione tecnologica». E dato che la scuola di nuove risorse ha sempre bisogno la Gelmini lancia l’esca ad imprese e privati. «Faccio appello alla generosità delle aziende: forse più che sponsorizzare solo squadre di calcio, c’è la necessità di sponsorizzare anche i progetti migliori delle scuole e delle università». Un suggerimento per il riposizionamento della spesa e la valorizzazione delle risorse già a disposizione arriva alla Gelmini anche dal ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli. «Le pulizie nelle scuole sono un onere imponente, così come lo sono 160mila bidelli, che ai miei tempi pulivano la scuola senza offendersi - dice Calderoli -. Questo è un bell’esempio di ricollocare, alla ramazza, le persone che sono in eccesso». Il principio espresso in modo rude ma efficace dal ministro in effetti permetterebbe un risparmio di circa 500 milioni di euro all’anno.
Italia dei Valori e Partito democratico hanno ribadito la loro contrarietà al provvedimento nel merito e nel metodo. Un decreto che apporta troppi tagli al mondo della scuola e varato con troppa fretta, accusa l’opposizione. Dal centrodestra la replica di Paola Goisis della Lega: «La sinistra - dice - non ha ancora capito che la scuola si trova in uno stato di emergenza».
Il voto di fiducia ha offerto l’occasione per un battibecco su stile e metodo tra l’attuale presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il suo predecessore Pier Ferdinando Casini. Il secondo ha accusato il primo di alimentare «un pericoloso e strisciante qualunquismo antiparlamentare» perché ha esortato pubblicamente i deputati a lavorare di più.

Pronta la replica di Fini: «Se invito i deputati a lavorare e a trascorrere nelle aule del Parlamento un tempo maggiore non delegittimo il Parlamento ma semmai lo invito a dare quell’esempio che tutti i cittadini si aspettano da questa istituzione».

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