Politica

«Scusi, questo hotel è antisismico?» Ma alla reception non sanno cosa dire

Io mi preoccupo e loro si stupiscono. O ridono, addirittura. Evidentemente, anche ora, la sicurezza antisismica in Italia per molti è una comica. Tanti albergatori trovano buffa la mia richiesta: «Buongiorno vorrei prenotare una stanza per il weekend del 25 aprile. Però mi scusi, prima è possibile avere un documento che attesta la sicurezza della vostra struttura?». Chiamatela psicosi o pignoleria, ma se è normale evitare l'Asia durante la stagione dei monsoni e i Caraibi durante quella degli uragani, io voglio poter stare tranquilla anche qui e per farlo non mi bastano le rassicurazioni, pretendo una certificazione scritta, una dimostrazione che l'hotel dove trascorrerò la mia vacanza, in caso di terremoto, non si sbriciolerà com'è successo alle case dell'Aquila.
Non riesco a cancellarle quelle immagini: i vigili del fuoco che scavano tra le rovine di palazzi che non ci sono più, pareti divelte, foto accartocciate tra le macerie, gli occhi della disperazione di chi ha perso tutto e il ricordo di chi, quella scossa, se l'è portato via. Non riesco a partire tranquilla, anche perché basta ripercorrere la storia dei grandi terremoti che hanno fatto tremare la nostra penisola per tracciare una mappa fai da te del pericolo. E allora alzo la cornetta e comincio a chiamare. Inizio da Menfi, Sicilia profonda, il sisma del gennaio 1968 qui raggiunse il grado 6.4 della scala Richter. «Agriturismo tenuta Stoccatello, buongiorno» e subito dopo la mia richiesta l'albergatore scoppia in una gran risata fragorosa: «Stia tranquilla signora, l'agriturismo è stato ristrutturato nel 2002, ma se lei ha quest'ansia non le conviene neppure venire!». Accolgo l'invito e ci riprovo: stesso paese, risposta simile. «Noi siamo in collina - mi spiegano dall'Agriturismo Villa Maddalena - e qui dopo il terremoto tutto è stato ricostruito in cemento armato, mica con la sabbia: può stare serena». «Ma una prova, mi scusi, non me la potrebbe mandare per fax o per mail?». Ed ecco che mi tocca incassare la seconda risata, seguita da una frase in tono scocciato: «Signora non abbiamo niente da mandarle!». Due no su due, cambio meta. Non sono mai stata in Irpinia, sarà sicura a quasi 30 anni dal terremoto più devastante che ha colpito l'Italia dopo la seconda guerra mondiale? Al Green Hotel Irpinia, quattro stelle per 66 camere che promettono «un soggiorno sereno e confortevole» mi rispondono che «sì, ci sono tutte le certificazioni del caso, ma che il proprietario non c'è» quindi tocca richiamare sperando di trovarlo.
Stessa sorte al Gran Hotel Titino di Mercogliano: giurano che dalla terrazza si goda una magnifica vista di Avellino, ma la receptionist dall'accento straniero più di un suo parere non sa che rispondere alle mie domande insistenti. Dalla Sicilia ad Assisi, passando per Foligno. A 12 anni dalla scossa che fece crollare la cupola della Basilica di San Francesco gli albergatori devono scorrere attentamente l'agenda per vedere se c'è ancora qualche stanza libera. Sento il rumore della bic che scivola sulla carta dall'altra parte del telefono, aspetto e quando finalmente mi dicono che «sì, c'è ancora posto» e che «ci mancherebbe, l'Hotel Dal Moro Gallery è sicuro perché è stato collaudato» e io mi vedo già ad ammirare gli affreschi di Giotto, arriva un secco: «Non possiamo inviare a tutti i clienti le nostre certificazioni. Se si fida bene, altrimenti non prenoti». Tu, tu, tu... All'Hotel Green hanno solo due stelle ma sono decisamente più cortesi, alla mia ansia rispondono offrendomi un'alternativa: «Signora noi abbiamo rimodernato tutto dopo il terremoto, ma se non si fida di dormire in una ex casa colonica possiamo proporle degli appartamenti in pineta dove potrà sentirsi più sicura perché la struttura è in muratura e rivestita in legno». «Ma una certificazione?» Al Villa dei Platani di Foligno tagliano corto: «Dal momento in cui ci hanno dato la licenza è tutto a norma». Sarà vero? «Quella non basta - mi spiega Claudio Chesi, professore di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Milano - per essere sicuri bisognerebbe visionare tutta la documentazione del progetto e magari poter parlare con il direttore dei lavori, la persona che si è occupata anche del collaudo finale».
Insomma, la certificazione anti sismica non è obbligatoria, ma possibile che per nessuno in Italia la sicurezza sia un servizio da mostrare al cliente, che valga meno della piscina o il minibar in camera? Lo ammetto, dopo aver percorso la penisola con la cornetta in mano, arrivo in Friuli un po' sfiduciata. «Questo è l'unico paese a norma in tutta Italia - mi rispondono dall'Hotel Pittini di Gemona -. La vuole una prova?». È tutto il giorno che la cerco...

«Dal maggio del 1976 qui non si è mosso più niente, nonostante di scosse ce ne siano state ancora».

Commenti