Se Berlusconi parla l’opposizione fa flop

Questa fissa della sinistra per la par condicio nasce con l’esordio in politica di Berlusconi, e col timore dell’homo mediaticus nel senso della proprietà delle Tv ma anche dei loro sortilegi. La fissa ha, però, radici profonde. La sinistra ha in sé il gene dello statalismo, nasce coi programmi quinquennali, dall’idea di rinserrare la realtà in un viluppo di norme, all’insegna del regolare, sbiadire, mota quietare, così siamo tutti più tranquilli.
L'Unione, che della sinistra statalista e programmatoria ha acquisito i geni e i tic, si è sentita più tranquilla dal momento in cui la par condicio è entrata in funzione, con regole dettate da Rai, commissione parlamentare di Vigilanza e potestà sanzionatoria dell’apposita Authority. Quel Cavaliere che saltella per radio e televisioni dicendo la sua non andava bene, adesso non va bene nemmeno se chiede un faccia a faccia con Prodi, meglio evitare con proposte balzane tipo: deve incontrarsi con tutti i capi del Polo, tipo Orazi e Curiazi. Con arbitro Emilio Fede, poi. Non basta: il sinedrio dell’Unione, Prodi, Fassino, Rutelli, ne ha pensata un’altra: noi sbagliamo, spinti dalla giusta vis anti-Cavaliere, a polemizzare con lui ogni volta che parla, così finisce che è lui a guidare la danza. E invece: che lui parli e dica. Noi zitti, e ciccia.
Hanno deciso di mettere in pratica nei giorni scorsi l’astuta strategia, e si è visto il risultato. Perché Berlusconi ha parlato di giustizia, e fin qui tutto bene. Questa volta, però, il Cavaliere non si è limitato alla invadenza politica delle procure, ha chiamato in causa gli interventi in campo finanziario, e sull’assetto bancario del Paese, cosa da far scattare i nervi sensibili dei poteri che per mancanza di fantasia continuiamo a chiamare forti. Berlusconi ha citato due interventi di procure: quello sulla Banca Antonveneta e quello su Geronzi e Capitalia. Ha sostenuto, Berlusconi, che nel primo caso il risultato è stato quello di consegnare Antonveneta agli olandesi, che avendo proclamato un’Opa erano riusciti a mettere insieme un micragnoso 2 per cento delle azioni. Nel secondo caso, interdire il Presidente Geronzi dalla gestione di Capitalia in un momento nel quale si apre il gran giuoco delle fusioni e delle acquisizioni bancarie, beh, questo tutti capiscono che è affare dagli esiti imprevedibili.
Il risultato della mossa di Berlusconi è stato che tutti i giornali, e i Tg, hanno aperto con titoloni e servizi d’apertura, editoriali e commenti, magari acidi, ma obbligati. Con risultati inattesi poiché il Corriere e Repubblica, nemici dichiarati del premier, ad una voce, hanno dovuto ammettere che la sortita di Berlusconi era sbagliata, ci mancherebbe, ma che pone problemi terribilmente importanti. Faceva impressione leggere Massimo Giannini, votato alla quotidiana crocifissione del premier, concludere così un suo ragionamento: il Cavaliere dice cose sbagliate su «problemi drammaticamente reali». L’idea di Fassino, D'Alema e Prodi messi insieme che il Cavaliere sia uno spettacolo da silenziare staccando la spina, a prescindere dagli argomenti che mette in campo, è un’idea balorda, perché le idee, giuste o sbagliate, possono avere in sé un potere dirompente e tale da obbligare l’apparato mediatico a mobilitarsi. E questo, alla faccia della par condicio.
a.

gismondi@tin.it

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