RomaPovero Gianfranco, se continua così gli resteranno solo la Tulliani, la Ferrari del cognato (posto che gliela presti) e la Camera (sì ma a Montecarlo). Se lo conosci, lo molli. Quelli che meglio lhanno conosciuto hanno tutti la valigia pronta, se già non hanno traslocato. Sarà un caso o luomo ha un talento speciale per farsi detestare da chi lo segue? «Ma noi andiamo avanti» dice Fini. Sì ma con chi? La conta è micidiale. Il dramma è che vanno via i finiani storici, il nocciolo duro dellex An che tra lui e il Pdl aveva scelto lui, spesso con feroci contorcimenti interiori (vedi Ronchi). Gli restano pochi giapponesi del «boia chi molla» e gli ultimi arrivati, i transfughi del Pdl accorsi quando le parti sembravano invertite e il Fli pareva destinato ad un qualche futuro. Ma gli amici se ne vanno... E raggiungono laltro gruppo storico, ormai apicale nel Pdl, ma che, anni fa dopo Fiuggi, si era coagulato proprio attorno a Fini. I La Russa, i Gasparri, i Matteoli, primi colonnelli a lasciare Fini alla sua strada. Fossero solo questi. Ora si stanno aggiungendo altri pezzi dantiquariato di Alleanza nazionale, in rapido sganciamento da Gianfranco, in non splendida solitudine. Urso, cioè uno dei fondatori di Fli, sta valutando cosa fare, e questo la dice lunga sullo stato delle cose finiane. Silvano Moffa è uscito da Fli quasi due mesi fa, lui che stava con il Msi di Almirante e poi del delfino Fini dal 1970. Anche Baldassarri, altro nome che dice qualcosa in quella storia, è in ambasce ed è pronto a voltare le spalle al derelitto Fini. Lha mollato persino Francesco Pontone, storico tesoriere già del Msi e poi di An, in Parlamento dal 1987. Uno che conosce Fini da una trentina danni (forse proprio per questo). Tu quoque, Pontone... Vogliamo parlare di Pasquale Viespoli, pericolante e appeso ad un filo a Gianfranco? È un altro dei finiani storici, era nel Msi già negli anni 80, più o meno quando Fini diventava il segretario. Anche lui lo conosce bene, ed è pronto a mollarlo. Uno dei tanti. Il Fli era nato, a Mirabello, con lambizione spropositata di essere un Pdl in grande, poi un Pdl in piccolo, quindi almeno una An in piccolo, ora quel che resta di An sta andando via. Si fa prima a dire chi resta, sapendo che ogni ora ci può essere una defezione anche non prevista, lagenzia di traslochi di Montecitorio è sommersa di lavoro.
Gli resta Italo Bocchino, e ci mancherebbe. Il piccolo colonnello campano ha il copyright di Fli e di fatto la controlla sul territorio, avendo lui le redini di Generazione italia (alla cui guida ha messo un suo pupillo). Non può che andare fino in fondo, anche se la nave imbarca acqua. Ma Bocchino, raccontano gli storici del Msi, è sempre stato dalla parte opposta di Fini, che ne ha sempre temuto lattivismo e la scaltrezza politica. In correnti non solo diverse ma anche avverse allopportunismo finiano, nel Msi, era anche Enzo Raisi, uno dei pochi che resiste ancora. Raisi era in «Proposta Italia», larea del Msi che faceva capo a Niccolai e che non amava larrivismo di Fini (ne facevano parte anche Urso e Briguglio). Ora gli è fedele, si vedrà fino a che punto. Poi cè Mirko Tremaglia, una colonna storica, a cui sono state date rassicurazioni sugli italiani nel mondo, unico tema che gli sta a cuore (ha 85 anni), e con questo Fini lha tenuto con sé, ma è più un trucco che altro. Roberto Menia non molla, da antico missino, come Granata. Anche Ronchi resta fedele a Fini, cui si sente legato per vincoli personali, ma la sofferenza è tanta...
Gli altri, quelli che non hanno una storia con lui, rischiano di risvegliarsi in ritardo da un abbaglio ingannatore, mentre i più accorti, quelli che ne conoscevano da tempo la tempra gelida, si sono già affrettati a prenderne congedo.
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