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Se Dante gioca e Virgilio gli fa da caddie

Barbara Silbe

Dante che gioca e Virgilio fa il caddie. Anzi, Virgil, diminutivo snob più adatto alla situazione. Siamo al Malabolgia Golf Club, esclusivo campo a diciotto buche (o meglio, orifitii) che attraversarlo tutto è peggio che in una selva oscura. Si trova nella città di Dite, al «Secreto calle de la palude stigia». Il percorso è infernale, costellato di inconvenienti e goffe situazioni, di dannati e penitenti, di ironia e strani animali che mai si videro su nessun green del mondo conosciuto. A dire il vero, una «Divina Commedia» così non si era mai neppure immaginata. Ci ha pensato Lella Ciaccia, autrice del volume dal titolo «Lo divino golf. L’inferno», pubblicato da Priuli & Verlucca Editori. Tra squali, coccodrilli, cinghiali e innumerevoli disavventure, secondo l’iconografia classica della comicità il Divin Poeta e il suo Vate sono in gara per il «Torneo Italico Dilettanti» e per la coppa La Ghirlandetta (di alloro naturalmente). E’ l’anno santo del Giubileo indetto da Papa Bonifacio VIII, 9 e 10 aprile del 1300 tondo tondo, quasi come nel testo originale (Dante intraprese infatti il cammin di nostra vita l’8 aprile, era il venerdì santo, ma l’autrice adatta la narrazione alle gare di golf, che cominciano sempre di sabato).
Non è un romanzo, non solo. E’ piuttosto un volume illustrato, un fumetto, un giochetto impegnativo per la matita e per la fantasia. I due curiosi protagonisti sono caricature di se stessi: parlano toscano, alternano litigi, paure, perplessità e debolezze come Massimo Troisi e Roberto Benigni nel loro divertente viaggio cinematografico nel Rinascimento. L’abile matita di Lella Ciaccia ci regala un Dante Alighieri alto, magro, allampanato: porta una lunga tunica rossa, un cappello da notte e lunghe babbucce scomodissime. Il suo alter ego Virgil, invece di scortarlo tra le mille difficoltà dell’Acheronte River, sembra impegnato a complicargli la vita. È piccolo, grassottello, rubicondo. Non parla mai e indossa orgoglioso il peplo romano e il serto d’alloro.

Passano da Venezia, da Bagdad, dalla Maremma, attraversano oceani e gallerie, pantani e ponti, colline e sagre di paese.

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