(...) oggi, giorno del vergognoso sciopero dei calciatori. Ma proviamo a dimenticarci tutto questo e pensiamo allidea di uno stadio come opportunità. Non come costo dellamministrazione comunale, ma come risparmio per le casse pubbliche.
In questo senso, a mio parere, lidea di Duccio Garrone di un impianto di proprietà delle società era perfetta. Con lunico errore, probabilmente indotto da consigli non perfetti, della scelta dellubicazione, a fianco dellaeroporto a Sestri Ponente. E anche la possibilità che il Ferraris sia gestito da terzi, segnatamente scelti dalle società, magari fra soggetti che lo fanno già altrove, è una grande opportunità. Ecco, a questo punta entra in scena lo stadio Louis II del Principato di Monaco. Perché limpianto di Montecarlo è quasi limmagine di cosa potrebbe essere il Ferraris e di cosa non è. Tutto corrisponde: dallubicazione in mezzo a un quartiere della città - e Fontvieille è ancor più caotica e vissuta di Marassi - alle dimensioni, fino alla distanza del pubblico dal campo, veramente minima, con una visibilità straordinaria. Non riscontrabile, ad esempio, anche in stadi bellissimi, ma con il campo di atletica come lOlimpico di Roma. Mica finita: il Louis II è uno stadio moderno, ma non nuovissimo. E, anzi, la struttura inizia a sentire le prime ingiurie degli anni. Ma siamo lontani anni luce dal Ferraris, la cui ultima versione peraltro risale a Italia 90, non ai Sumeri.
E allora, non resta che aprire il taccuino e segnarsi grandi e piccole cose che fanno la differenza. A partire dai dettagli, come il simbolo della Supercoppa europea stilizzata, disegnato laltra sera persino sui gradoni delle tribune, a personalizzare levento, facendo un unico logo di stadio ed evento. Oppure, la presenza delle reti wi-fi gratuite praticamente ovunque, in alcune zone dellimpianto talmente efficienti da trasformare lo stadio in un immenso ufficio, con la filosofia del business centre che può offrire enormi opportunità alla struttura. Dal gratis al poco cè un passo di due euro e di un oceano concettuale rispetto a Genova. La tariffa flat per pomeriggio e partita nel parcheggio sotterraneo, nella pancia dello stadio e collegato con ascensori diretti alle tribune, è di due euro. Tariffe in perfetta linea con quelle di Montecarlo, dove tutto è piuttosto caro, tranne che parcheggiare. E dove ci si indigna ancor più per i due euro e mezzo (allora, non al giorno!) richiesti a Genova. E poi, sempre in ordine sparso, lo stadio monegasco significa passatoie rosse, palchi e spettacolo proprio come se si fosse a teatro. Con ovvi corollari: i box per gli sponsor, le hostess dellaccoglienza, i palchetti reali. Splendido. Poi, certo, cè anche un po di kitsch: dai colonnati stile Colosseo, alla musica sparata altissima. Ma anche leffetto circo fa parte del gioco.
Mica finita: curve senza barriere e maxischermi per seguire meglio le azioni. E ancora: musei interni alla struttura, scale mobili per arrivare ai vari piani e, soprattutto, per noi golosi, il buffet di Le Nôtre, imprescindibile a Montecarlo.
Ora, la partita è quella di tradurre Le Nôtre e tutto quello che gli gira attorno a Fontvieille in «Il Nostro». «Vaste programme», direbbe De Gaulle. Ma proviamoci.