«Euforico io? Non scherziamo. Non mi sento affatto un potenziale candidato sindaco. Il sondaggio del Giornale era un gioco, e come tale lho sempre considerato»: Domenico Morabito, per tutti «Mimmo», vicepresidente del Municipio Valbisagno, si è piazzato al quinto posto della classifica, con 1081 voti, ma non si monta la testa.
Euforico no, ma soddisfatto sì, vero Morabito?
«Be, certamente. Tutti quei consensi non possono che farmi piacere, anzi molto piacere. Vuol dire che si apprezza il lavoro che svolgo ogni giorno accanto ai cittadini».
A proposito: lei resta rappresentante di An. Il Pdl proprio non le piace?
«Non è questo il punto. A parte la fedeltà alla tradizione, io credo che il Pdl, a livello locale, debba radicarsi di più e meglio sul territorio. Lo si dice da tempo, ma non si è fatto molto in questo senso. E i militanti si sentono abbandonati».
La sinistra, invece...
«La sinistra perde colpi, è vero, ma è più radicata del centrodestra. Dovremmo rifletterci su. Nel Pdl bisogna creare una struttura, portare avanti la riorganizzazione. Solo così il centrodestra può vincere».
Già a partire dalle prossime elezioni comunali del 2012?
«Senza dubbio. Ci vuole, naturalmente, un candidato forte. E per me il migliore resta il senatore Enrico Musso. Io stesso, nel corso del gioco-sondaggio del Giornale, ha chiesto di far convergere i voti su di lui. Lho anche precisato nel corso del dibattito col caporedattore Massimiliano Lussana e Franca Brignola a Telegenova».
Il «Comitato di irriducibili per Morabito», però, non le ha dato retta.
«È vero. E io li ringrazio, è stata una bella manifestazione di stima, per uno che, da molti, viene considerato un isolato politico. Ma da qui a dire che mi candido a sindaco ce ne corre. Io sono un politico di strada, attacco manifesti e volantini, parlo alla gente in faccia, non su internet».
Daccordo, ma immaginiamo di continuare il gioco.
«Vorrei riorganizzare la macchina comunale, garantire la sicurezza, curare le manutenzioni. Altro che discutere sul sesso degli angeli! Io sono fatto così, e non cambio».
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