Se i professionisti «Anti Cav» tifano per Silvio

RomaPer un attimo hanno tremato accanto ai Bondi, ai Gasparri, ai Bonaiuti e ai berluscones più accesi. Hanno sentito un brivido lungo la schiena, hanno avuto paura. Per un istante si sono sentiti smarriti, perduti, pervasi da un turbamento cupo svanito, buon per loro, con il rassicurante sbotto del premier: «Andremo avanti più forte di prima, farò vedere agli italiani di che pasta sono fatto». Sollievo: evvai, il Cavaliere non molla. Erano in tanti a farsela sotto per un eventuale ma fantomatico sfogo di Berlusconi di segno opposto: basta, questo Paese è ingovernabile, getto la spugna.
No, a trepidare non erano ministri o parlamentari pidiellini ma l’esercito degli antiberlusconiani, i professionisti anti-Cav, i militanti del «salviamo l’Italia dal regime». Per un baleno si sono sentiti perduti i Santori, i Floris, le Dandini, i Fazi, le Annunziate. Hanno pensato: e ’mo chi ci guarda più? Si sono visti privi di appeal, di share, di audience: nessuna D’Addario da intervistare, nessun «dittatore» da sbeffeggiare, nessuna sit com da imbastire sui cessi del palazzo del potente. Si sono impauriti pure i Crozzi e i Bertolini: e poi chi prendiamo in giro? Casini? Sai che meraviglia. Soltanto Vauro era tranquillo: tanto lui le vignette per sghignazzare sui morti le farebbe comunque.
Si sono spaventati i D’Avanzi, i Mauri, le Concite, gli Scalfari: come riempire le decine e decine di pagine dei nostri giornali? Sparirebbero le dieci domande, le articolesse sul Paese allo sbando, le inchieste sulle veline, le interviste alle Noemi. Si sono atterriti i Travagli, i Gomez, i Furi Colombi, i Padellari. Ma come? Proprio adesso che abbiamo pure investito un po’ di quattrini per dare alle stampe il foglio delle procure anti Cav... Ora chi ci compra più? Se la sono fatta sotto anche i Grilli, i Panchi Pardi, i Flores d’Arcais. Come richiamare la gente in piazza? Per mandare a «vaffa» un Montezemolo qualsiasi le adunate oceaniche te le scordi e sul blog va a finire che non ci va più nessuno.
Si sono allarmati pure i Greco, le Boccassini, i Colombo, gli Scarpinati, gli Ingroii, le Gandus. Sì, si sono visti sollevati di un po’ di lavoro ma vuoi mettere spaccarsi la schiena su faldoni che riguardano il criminale più pericoloso della storia italiana? E poi i titoli sui giornali, la notorietà, i capitoli sui libri dei Travagli e dei Gomez. Si sono visti piegati in due a scovare delinquenti veri. Orrore. Si sono sbigottiti i Siddi, i Rodotà, gli Zagrebelski, i Corderi, gli Umberti Echi: persi nella loro ansia di firmare appelli per la libertà di stampa a un passo dal decesso. E ora che cosa firmiamo? I muri? Pare abbiano tremato pure gli Zappadu, vistisi condannati a fotografare in Costa Smeralda soltanto tramonti e delfini. Se la sono vista brutta persino i Di Pietri, i Donadi, i Leoluchi Orlandi che, dopo aver già utilizzato Hitler, Mussolini, Saddam e Pinochet avevano pure scovato Ceausescu, Ho Chi Min e Milosevic da paragonare a Silvio. Sbigottiti anche i Nanni Moretti e i Micheli Placidi. Già pronti a lucidare nuove pellicole sul mito del sessantotto e sull’orribile Caimano. Vuoi mica fare un film su una storia d’amore?
Preoccupati pure i Celentani, le Claudie Mori, i Vecchioni, le Fiorelle Mannoie, gli Ivani Fossati e i Guccini.

Sai che noia un concerto senza neppure una critichella, un piove governo ladro? Dicono che la paventata notizia abbia persino varcato le Alpi e sia arrivata, lassù a Bruxelles, pure alle orecchie di Schultz. Pare si sia messo a piangere: «E adesso? Cosa faccio?». Poi, in televisione, Berlusconi ha tranquillizzato tutti: animo, compagni! Il vostro posto di lavoro è salvo.

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