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Se «L’Espresso» trasforma il bacino in rampa missilistica

di Ferruccio Repetti

Si sa come vanno le «simulazioni», quei tentativi di rendere l’idea di come sarà un certo progetto una volta che verrà realizzato: si prende un’immagine (reale) del posto e, grazie agli artifici della computer grafica, si sovrappone un’altra immagine, un particolare (questa volta, virtuale). Che poi non è detto che renda proprio l’idea. Almeno questo ha pensato subito il presidente dell’Autorità portuale, Luigi Merlo - e ha fatto un salto sulla poltrona! - quando ha aperto il settimanale «L’Espresso», alla pagina in cui era pubblicata la «simulazione» del posizionamento del superbacino di cui dotare prossimamente (quanto prossimamente?) lo scalo genovese. Davanti ai suoi occhi, una foto a dir poco taroccata e a dir tanto fuorviante. Tanto per dire: un cubo, o meglio, una sorta di rampa missilistica, alta 350 metri o giù di lì, e sistemata davanti all’attuale specchio d’acqueo dello Yacht Club. Merlo ha visto e non ci ha più visto: «Questa non è una simulazione, è un falso bello e buono. Anzi cattivo, cattivissimo!». E poi, a mente calda: «Alimentare forzatamente contrapposizioni in questo momento può fare solo un grande male alla città - è sbottato il timoniere di Palazzo San Giorgio -, soprattutto se queste informazioni sono totalmente prive di fondamento. Non si tratta di un cubo, è un bacino - ha insistito Merlo -, e non ha quelle dimensioni, si confonde l’altezza con la lunghezza».

Quindi l’affondo finale: «C’è un comparto che dev’essere salvato, perché importante, e c’è una soluzione che deve essere individuata e che ha precise caratteristiche tecniche, dimensionali, con le quali bisogna fare i conti». Insomma: le «simulazioni» virtuali non aiutano. Meglio, molto meglio le costruzioni reali. Sempre che si facciano, naturalmente...

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