Gianni Baget Bozzo
La minoranza no global ha assunto di fatto la direzione del movimento promosso dai sindaci della Val di Susa. Ha aggredito la polizia, l'ha aggirata, l'ha costretta alla ritirata. La connessione, mai sconfessata, tra il movimento dei sindaci e la violenza dei no global, ha posto la forza dello Stato in una posizione ambigua: l'ha isolata tra il dovere di rispettare una protesta e quello di reprimere la violenza. Ma in Val di Susa, la violenza e la protesta si erano ormai saldate, e le forze dello Stato hanno dovuto abbandonare il campo di fronte a questa saldatura. Se i sindaci si fossero comportati come tali, avrebbero dovuto isolare e sconfessare i protagonisti della violenza: ma, occupando il campo di Venaus, l'hanno invece avallata.
Non è la prima volta che lo Stato cede, anzi abitualmente l'occupazione violenta di suolo pubblico e l'interruzione dei traffici non sono nemmeno più considerate un reato. A Scanzano Ionico l'abdicazione dello Stato era stata formale come ad Acerra. Ma il caso della Val di Susa è molto più grave, perché la vittoria dell'insorgenza significa tagliar fuori l'Italia dalla prospettiva di un'Europa dall'Atlantico agli Urali; significa la sua riduzione a penisola mediterranea.
È un'opzione definitiva: il successo del movimento della Val di Susa significherebbe la condanna della Val Padana e del Paese all'emarginazione dall'Europa.
Eppure il diritto all'insurrezione fa parte del nostro costume. Forse la storia stessa del modo in cui è nata la Repubblica italiana, cioè dalla resistenza all'occupazione nazifascista, che ha visto la resistenza locale dare forma a quella nazionale, ha creato un clima in cui la legittimità dello Stato non è più quella della Nazione, il localismo del territorio ha preso il posto della Nazione come popolo, ha messo in crisi l'eredità profonda del Risorgimento. Questo costume insurrezionale è unico nei Paesi europei, che non hanno visto la genesi delle loro istituzioni da una frattura così profonda tra popolo e Stato come è avvenuto in Italia, e soprattutto nel nord Italia. E, del resto, anche il Sud aveva avuto la sua epopea nelle insorgenze anti-unitarie degli anni seguiti alla fondazione del Regno d'Italia. Sia il Regno d'Italia che la Repubblica italiana hanno conosciuto, al loro sorgere, il senso opposto, il peso delle insorgenze e delle insurrezioni. L'Italia partigiana ha conosciuto molte repubbliche locali. E forse la spinta federale, che nel suo insieme è stata la via per nazionalizzare la spinta localistica, ha finito, per certi aspetti, per esasperarla.
Il governo Berlusconi non poteva accettare l'occupazione di Venaus come un dato di fatto pacifico, come un esercizio singolare del potere amministrativo dei sindaci della Valle; doveva rivendicare il suo diritto a far valere la Val di Susa come parte dell'Italia e dell'Europa.
Se la Nazione dovesse capitolare dinanzi all'uso più intelligente della violenza fatto dai no global, quello di capeggiare una manifestazione diretta dai sindaci, avremo veramente il declino storico dell'Italia, ridotta a Paese post-europeo.
La sinistra non ha scelto di difendere le forze dell'ordine, se non nel caso della Margherita, con una dichiarazione di Rutelli che è rimasta isolata nel silenzio dell'Unione divisa e dell'Ulivo che offre non decisioni, ma mediazioni. Se la mediazione dovesse comprendere la rinuncia alla Tav, il localismo diventerebbe la forma di governo dell'Italia. E, del resto, è in nome del localismo che abbiamo rinunciato all'energia nucleare e condannato l'Italia alle più alte tariffe elettriche dell'Unione Europea. L'Italia è un Paese di soli paesi o è una nazione? È europea o sub-europea?
Le forze dell'ordine inviate dal ministro Pisanu hanno detto che il governo non cede nel suo diritto a difendere lo Stato-Nazione: e legittimamente il Presidente della Repubblica ha rifiutato di ricevere i sindaci della Val di Susa.
È evidente che è in gioco il principio del carattere nazionale dello Stato e del carattere europeo della Nazione. Se il principio nazionale e quello europeo vinceranno in Val di Susa, il localismo che da decenni, dalla resistenza in poi, pesa sulla storia d'Italia repubblicana, sarà sconfitto.
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