(...) dalle abitazioni principali incidono, a livello nazionale, per il 25,7 per cento sul gettito totale. Ebbene, fra le grandi città italiane prese in esame, quasi tutte superano la media nazionale, ma Genova riesce a fare molto meglio, cioè molto peggio per le tasche dei suoi cittadini: in termini di incidenza percentuale del gettito dell'abitazione principale sul totale è la città della Lanterna a registrare il primato assoluto con un indice del 39,5 per cento (seguono, a puro titolo di cronaca, Cagliari con il 38,2 per cento, Torino con il 34, Bari col 32,8 e Roma con il 32,1). Tra le grandi città è Venezia a registrare la percentuale più bassa: 19,9 per cento. Se poi si analizza il dato assoluto, lamministrazione di Palazzo Tursi perderebbe un introito di circa 62 milioni e 29mila euro. Tutto questo, anche sulla base dei più recenti aumenti decisi dalla giunta di Giuseppe Pericu che, invano, ritenendoli assolutamente iniqui e ingiustificati, hanno cercato di contrastare gli esponenti dellopposizione di centrodestra in consiglio comunale.
«Le abbiamo tentate tutte - tuona in proposito Giuseppe Costa, capogruppo di Forza Italia nella Sala rossa e candidato al parlamento - per far capire al sindaco e alla sua squadra di assessori cosa volesse dire un aumento dellIci sulla prima casa, collegato alla rivalutazione degli estimi catastali e alla riduzione contestuale del bonus prima casa da 155 a 104 euro. Niente da fare! Il Comune ha approvato il combinato disposto di bilancio infliggendo unaltra durissima batosta fiscale ai contribuenti genovesi». Con conseguenze gravissime, insiste Costa, «soprattutto sulle famiglie di modeste condizioni, che hanno investito i risparmi di una vita sulla prima e unica casa, in quartieri popolari. Penso che fra le zone più penalizzate in città ci sono Oregina, Lagaccio, San Teodoro, dove con la revisione degli estimi, lincidenza dellimposta comunale sugli immobili raggiunge limiti insostenibili. È questa la politica di sostegno ai meno abbienti che vuole il centrosinistra?» si domanda allora il capogruppo azzurro che ha dato battaglia in consiglio assieme ai rappresentanti di Alleanza nazionale e Lega nord contro gli aumenti. E conclude: «La realtà è che, anche in questo caso, Berlusconi ha colto con grande sensibilità il sentimento prevalente dei genovesi e di tutti gli altri italiani».
Non si rassegna, invece, il sindaco Pericu che tende a ridimensionare gli effetti, anche psicologici, della dichiarazione del presidente del Consiglio. «A me sembra una boutade» taglia corto il sindaco che, in più occasioni, in passato, aveva definito lIci «limposta più ingiusta del mondo». Ma subito dopo Pericu si dice favorevole a discutere una sua sostituzione con altre imposte che colpiscano il reddito. «Detta così - osserva Pericu - mi è sembrata una battuta del tutto estemporanea. Perché se effettivamente si decidesse di abolire l'imposta sulla prima casa, occorrerebbe un'alternativa, altrimenti i Comuni si troverebbero in gravissime difficoltà, non sarebbero in grado di pagare gli stipendi ai propri dipendenti, né di garantire alcun tipo di servizio alla cittadinanza, dalla scuola, all'assistenza sociale e così via. Se invece - prosegue il sindaco - il ragionamento comporta che l'Ici venga sostituita con altre imposte, allora credo che si potrebbe discuterne e a quel punto qualsiasi governo avrebbe il pieno consenso da parte delle amministrazioni comunali. Io stesso - ammette a questo punto il capo della giunta di Tursi - ho più volte dichiarato che l'Ici è un'imposta ingiusta, mentre ritengo, per esempio, più equa un'imposta che colpisca il reddito. Come Associazione dei Comuni dItalia avevamo chiesto l'abolizione e la sua sostituzione. Ma occorre che ci venga spiegato come e se l'Ici sarà sostituita da altre entrate, altrimenti parlare della sua abolizione è pura fantascienza». Il sindaco ricorda ancora che a Genova l'imposta sulla prima casa equivale per il Comune ad una entrata di 68 milioni e mezzo di euro, circa il 40 per cento del totale delle entrate del Comune: «È appena il caso di ricordare, però - conclude Pericu - che il governo Berlusconi, con gli ultimi pesanti tagli imposti a tutte le amministrazioni locali, ci ha di fatto obbligato a aumentare l'Ici, che è l'unica entrata fiscale su cui i Comuni hanno un po di autonomia e a cui devono a malincuore ricorrere se non vogliono tagliare i servizi essenziali».
A proposito della «minaccia» di dimissioni in massa, rispolverata nella circostanza da alcuni sindaci italiani tra cui lo stesso Pericu in caso di taglio delle risorse disponibili per i Comuni, interviene lonorevole Giorgio Bornacin, deputato di Alleanza nazionale e ricandidato al Senato: «Siamo totalmente daccordo con la dichiarazione di Berlusconi. Del resto, era stato proprio il nostro leader Gianfranco Fini a proporre labolizione dellIci sulla prima casa, e laveva ricordato nel recente incontro con gli elettori genovesi. Ora è bene che il Comuni, e quello di Genova in particolare - conclude Bornacin -, prendano coscienza del fatto che, invece di spremere allosso i cittadini con le tasse, devono abolire le spese superflue in viaggi inutili, manifestazioni politiche, consulenze, finanziamenti agli amici degli amici. E se poi Pericu si dimette, ci fa solo un favore».
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