Ci faccia vedere il curriculum. Qui, davanti a tutti?
Totò aveva precorso la vana oscenità di mostrare il curriculum per trovare lavoro. Vorrei consigliare al ministro Fornero e ai sindacati che oggi festeggiano il Lavoro di procurarsi un mediometraggio di due ragazzi del sud, Gianluigi Belsito e Michele Caricola.
Si chiama «A chi appartieni» ed è un’espressione assai in uso dalle mie parti, in versione dialettale, non tanto per sapere come Dante «chi fur li maggior tui», ma chi sono i tuoi protettori, il tuo partito, il tuo pappone, la tua gang di riferimento.
Perché, sostengono i due ragazzi, per cercare lavoro il criterio dell’appartenenza prevale su quello della competenza.
Sì, il vero dramma del mondo del lavoro che vale 18 articoli 18, è quello. Che si aggrava ora che non ci sono soldi, gli imprenditori chiudono o s’ammazzano, nessuno può promettere nulla se non fuffa e raggiro. Gli unici settori che pagano bene sono sesso, droga e criminalità. Magari se ne trascurano altri come l’assistenza ai vecchi; ma la penuria è vistosa.
Ho provato a fare un censimento empirico tra i ragazzi: crescono paurosamente i disadattati che sono o si sentono incapaci di affrontare la vita e il lavoro; poi ci sono gli adattati che prendono due euro all’ora, da precari, pur di fare qualcosa; infine gli adatti che però di solito lasciano l’Italia o la legalità. Si salva chi eredita un lavoro.Col lavoro che manca, la disoccupazione che cresce e gli imprenditori che si uccidono, mi sa che dovremo accorpare il Primo maggio col 2 novembre.
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