«Liberate gli schiavi» ha tuonato Sepp Blatter, presidente del massimo organismo mondiale del calcio. E poi, senza giri di parole, a quelli del Manchester United ha precisato che la storia di Cristiano Ronaldo non gli garba: «Lo devono lasciare andare al Real Madrid, il calciomercato è una forma moderna di schiavitù». Sembrerebbe un’ingerenza priva di ogni diritto, proprio come vorrebbe dipingere quei calciatori che se ne vogliono andare ma restano alla catena. Frank Lampard, Cristiano Ronaldo, Emmanuel Adebayor, un po’ meno Ronaldinho Gaucho, proprio come Adriano e Ricardo Kakà della scorsa stagione e David Trezeguet di poche settimane fa.
Ma questi qui, quando sono diventati schiavi?
Tre per antonomasia le condizioni per ricevere la patente di schiavo: essere prigioniero di guerra, aver contratto debiti da non poter rientrare neppure con la rapina del secolo e infine per eredità, cioè figlio di schiavi. Di sicuro non lo erano i suoi genitori e a vederlo oggi, bello come il sole e sempre sorridente, non si direbbe che Cristiano Ronaldo se la passi così male. Il passato è stato duro, papà Dinis morto alcolizzato, un fratello maggiore salvato per i capelli e mamma Dolores a portare avanti la famiglia con l’unico stipendio da donna delle pulizie. Oggi però la situazione è sensibilmente migliorata, il fratello fa il decoratore, una sorella fa la cantante, l’altra ha aperto una boutique a Funchal con l’insegna CR7, e mamma Dolores Aveiro, come da sacrosanto diritto, rinnova settimanalmente il guardaroba, si applica per ottenere la patente e poter guidare la Bmw donata dal figlio, mentre controlla con occhio vigile l’avanzamento lavori nella nuova villa di Madeira. Eppure Ronaldo ha confermato: «Sì, mi sento uno schiavo». Il giro è questo. Un giornalista forse un po’ invelenito, sicuramente maleducato, chiese a Ronaldinho per quale motivo non si toglieva quello stupido sorriso dalla faccia: «Vuoi saperlo? - ha risposto il Gaucho - Rido perché sono contento, gioco a pallone, faccio la vita che sognavo da bambino, ho un mucchio di salute e la mia famiglia sta benissimo». Un paio d’anni fa un hacker è entrato ingegnosamente nella mail di sua sorella Deisi e ha scoperto la password per ripulirle il conto on line. Il colpo è fallito perché la quantità di denaro era tale che non è riuscito a trasferirla, ha spiegato un commesso dell’agenzia. Sembrerebbe che a diventare schiavi si diventi ricchi contaminando di tale status il resto della famiglia.
Emmanuel Adebayor è andato da Arsene Wenger è gli ha detto: «Voglio più soldi, altrimenti me ne vado al Barcellona. Quanto? Almeno 120mila sterline in più a settimana». Il ragioniere dell’Arsenal si è ribaltato: «Ha chiesto un aumento del 400 per cento!». Per Blatter è una situazione drammatica: «Quando ci troviamo casi come questo - ha spiegato il presidente Fifa -, noi cerchiamo di intervenire. In risposta alla sentenza Bosman oggi si sottoscrivono contratti lunghi per trattenere i giocatori, ma se uno è bloccato in un club dove non si sente a proprio agio, la situazione è negativa per tutti. Sto con lui, bisogna lasciarlo partire».
Alla follia il Manchester United ha opposto la realtà: «Tutti i nostri giocatori firmano i contratti dopo una libera trattativa, quasi sempre alla presenza e con la consulenza di un agente Fifa».
Anche il portavoce Uefa William Gallard ha avvertito un leggero stato confusionale nelle parole di Blatter: «Vorrei ricordare che gli schiavi non hanno mai ricevuto un solo soldo in vita loro». Alla lunga la sensazione che rimane è che Joseph Blatter, a livello inconscio, abbia tirato la volata ai club.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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