da Bari
Proprio ieri ha compiuto un mese di vita, una vita segnata dalla terribile malattia che lha accompagnato fin dalla nascita, la sindrome di Potter: lui, Davide, nato il 28 aprile scorso a Foggia, ora è ricoverato al primo piano dellospedale pediatrico «Giovanni XXIII» di Bari, dove è stato trasferito su ordine del tribunale per i minorenni che ha sospeso la patria potestà dei genitori affidandola al primario di neonatologia. E così la tragedia del bimbo è approdata anche in unaula giudiziaria: il padre e la madre si sono opposti, tra pochi giorni sarà emessa una nuova decisione. «Non abbiamo presentato un ricorso, ma unistanza di revoca basata sul buon senso», dice lavvocato della famiglia, Michele Vaira.
Davide è venuto alla luce nellospedale di Foggia. Il piccolo è nato senza reni e con altre gravi malformazioni, i medici hanno eseguito gli accertamenti e hanno comunicato la diagnosi ai genitori: sindrome di Potter. Il padre, Massimo, un operaio della Fiat di 38 anni, e la madre Maria Rita, 33 anni, hanno chiesto se cera la possibilità di trovare un centro specializzato per poterlo salvare, ma hanno ricevuto risposta negativa: per il figlio non cera nulla da fare. Più tardi, però, il bimbo ha cominciato a respirare da solo e a quel punto è arrivato il contrordine: è affiorata una flebile speranza, Davide è stato dichiarato «giuridicamente trasportabile», i genitori hanno preso tempo per cercare di farsi un quadro clinico più chiaro e sono andati a casa, ma poco dopo è stato firmato il provvedimento di sospensione della potestà. «Abbiamo ricevuto una comunicazione dallospedale spiega il presidente del tribunale dei minorenni di Bari, Franco Occhiogrosso e abbiamo dovuto agire di conseguenza perché il bambino era in pericolo di vita. Evidentemente prosegue il magistrato i genitori in quel momento erano scoraggiati e non erano in grado di prendere una decisione così urgente, ma potrebbe essere una situazione temporanea: a breve ci sarà unintegrazione di istruttoria, in questa fase però si trattava di tutelare la vita del bimbo».
Il magistrato ricorda che «la legge prevede che venga emesso un provvedimento inaudita altera parte, vale a dire senza ascoltare altre persone, ma tenendo presente il carattere durgenza; subito dopo aggiunge vengono fatti ulteriori accertamenti». Per la decisione ci vorrà qualche giorno ma presto saranno sentiti anche i genitori. Il loro legale è ottimista. «Sono certo dichiara lavvocato Vaira che si sia trattato di un equivoco e che tutto possa essere chiarito; dopo aver appreso la diagnosi, il padre e la madre avevano solo chiesto tempo».
Intanto, si allarga la catena della solidarietà partita da Foggia: in poco più di due settimane la petizione lanciata per restituire la patria potestà ai genitori ha oltrepassato i confini nazionali e sono state raccolte oltre 850 firme. Tra gli altri hanno aderito Nina Welby, vedova di Piergiorgio Welby, e lassociazione Luca Coscioni.
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