SE LO SPOT CORRE TROPPO IN FRETTA

Di colpo molti si sono accorti che quando è tempo di spot il volume del televisore ha una decisa impennata. Naturalmente verso l’alto. Di qui lamentele infinite, non si può andare avanti così, bisogna darsi delle regole, e via protestando. Come se (quasi) tutti, appena la detestata pubblicità si materializza, non cambiassero all’istante canale. Sia come sia è comunque impossibile, anche per gli allergici all’impollinazione da spot, non sorbirsi almeno una fettina di réclame, come si chiamava una volta. Dunque chissà quanti si saranno accorti che il sonoro è sì più alto del normale, ma è tuttavia di una chiarezza esemplare, con le frasi ben scandite e senza inflessioni dialettali. A differenza delle fiction o dei film da cui fanno di continuo capolino. Perfino le (troppe) espressioni inglesi con le quali sono condite sono perfettamente intellegibili. Eppure c’è un momento, anzi un moment per dirla fuori dai denti, mantenendo le simpatie esterofile, in cui ci vorrebbe una moviola delle parole per poter afferrare quanto viene spiegato. Ci avete fatto caso? Alla fine dello spot di una qualsiasi medicina, è come se lo speaker scendesse dall’aereo per salire su un missile spaziale. La frase si accartoccia, si restringe, quasi fosse stata schiacciata sotto una pressa, e quella trentina di parole si trasformano in una sola, pensate a tre o quattro precipitevolissimevolmente incollate uno all’altra, mitragliata come neppure l’Enrico Mentana dei tempi d’oro riuscirebbe mai a pronunciare. «È un medicinale a base di vattelapesca, ha controindicazioni e può avere effetti indesiderati. Leggere attentamente il foglio illustrativo, non somministrare al di sotto dei 12 anni»: il vocione si fa vocino mentre sibila le avvertenze a velocità supersonica, con una scritta piccina picciò in sovrimpressione a conferma di quel che viene detto, o meglio smozzicato. Fatta la legge, trovata la scappatoia, si potrebbe aggiungere. Ultima considerazione: a volte la pubblicità si crea inutili nemici per troppa foga o pura scortesia. Primo caso: sabato sera su Raiuno c’era la sfida Italia-Lituania per le qualificazioni europee. Al 23’ del primo tempo con Gattuso a terra a metà campo, la linea va alla regia, come si suole ipocritamente dire. Arriva lo spot con Del Piero, la Chiabotto e l’uccellino, poi si torna a Napoli, non abbastanza in fretta per vedere un tiro azzurro verso la porta lituana.

E se fosse stato gol? Secondo caso: è inutile scrivere alla fine di una fiction: «Si ringrazia...» e via con l’elenco, se la frenesia da spot si mangia tutto. Oppure: «Hanno inoltre partecipato...». Nemmeno il tempo di leggere i primi due nomi, che irrompe il promo. Che figura!

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