I ragazzini escono dal cancello correndo dentro i loro giacconi variopinti e personalizzati da uno scudetto giallo a righe blu, il distintivo della scuola. Sono allegri e cè un gran baccano. «Ma dove sono le femminucce?» chiediamo. «Le nostre amiche le incontriamo fuori da qui, a scuola ci intendiamo meglio tra uomini». Questi bambini hanno le idee chiare. Così come i loro genitori che hanno scelto di mandarli nellistituto maschile Argonne della Faes, (associazione famiglia e scuola) lunica a Milano nel suo genere. «Qui studiano meglio rispetto a una scuola mista», risponde una mamma senza tentennamenti. «Così mio figlio è più sicuro di se stesso e non si annoia. Con le ragazzine socializza nel pomeriggio, ci sono tanti modi per farlo», aggiunge la vicina.
I genitori non si sentono allantica per aver scelto una scuola tutta al maschile. Al contrario, sembrano entusiasti. Anche se pagano una retta di tremila euro allanno e devono attraversare la città per portare alle otto del mattino il loro bambini a scuola. Ma ben vengano i sacrifici, se ci sono i risultati. E in effetti, dati alla mano, sembra che la scuola singlesex, per dirla come gli inglesi, funzioni davvero. I ragazzini studiano con più entusiasmo e il rendimento è migliore, secondo psicologi e statistiche. In questo istituto paritario per soli «piccoli uomini» si contano trecento iscritti, tra scuole elementari, medie primarie e liceo scientifico. Nelle sedici aule di un elegante palazzo i ragazzi vengono seguiti dal mattino alle otto alle tre e rotte di pomeriggio. Con una didattica organizzata da maestri e professori esclusivamente di sesso maschile, tutta a misura di bambino.
A cominciare dal tempo libero. I campi di basket e calcio che fanno bella mostra dietro il cancello della scuola sono molti significativi. I più grandicelli, delle medie, si dedicano anche al modellismo, mentre fino dalla terza elementare, chi lo vuole, può cimentarsi al gioco degli scacchi.
Claudio Marcellino, direttore della Faes ci spiega il segreto del successo. «Maschi e femmine hanno una diversa capacità di apprendere e quindi bisogna differenziare». Marcellino ha insegnato in un liceo misto e conosce le debolezze dei suoi allievi. «La donna ha bisogno della globalità per imparare, ha una maggior capacità di concentrazione ed è più brava nelle materie umanistiche. Il ragazzo, al contrario, trattiene il particolare, ha una capacità di attenzione ridotta, ha poco voglia di stare seduto a studiare, deve quindi imparare in fretta dei contenuti.
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