Se gli ultrà di Giulietta

L’ultima dei veronesi è da scompisciarsi. L’Hellas Verona, squadra di football famosa che fu anche scudettata ma ormai relegata in serie C1 e pure sull’orlo di un’altra umiliante retrocessione, ha giocato domenica scorsa nel tavoliere delle Puglie, a Manfredonia. Le ha buscate 2 a 1 e i suoi tifosi ultras, un gruppetto, un manipolo, una banda, una gang, robetta di scarto, dipende dai gusti e dai gesti, si sono sfogati intonando, tra i vari canti raffinati, un sorprendente: «Padre Pio terrone, terrone». Non vedo l’offesa, non capisco l’insulto, Santo Pio, oltre che Padre, era terrone al cento per cento, di nascita, di lingua, di pronunzia, di abitudini. Verace, sanguigno, unico, anche se qualche storico o scienziato, in odore di bagna caoda, ne mette in dubbio la figura. Avrei capito se gli avessero dato del musulmano o del padano, ma credo che non sarebbero arrivati a tanto, per limiti di ironia e di studi scolastici.
Comunque apriti cielo, in tutti i sensi, visto il luogo e l’importanza dell’illustre santo. La questura di Foggia ha avviato indagini, sono state richieste le immagini filmate, il sonoro, insomma si cerca la prova tivvù per incastrare i cantanti venuti dal nord, i soliti noti curvaioli, le solite facce da sbarco, i soliti abiti da fronte del «porco». Scendono in campo i sindaci delle due rispettive, ridenti località, minimizzano ma esigono un chiarimento, la Chiesa, per il momento, saggiamente non si è pronunciata, si attendono reazioni e approfondimenti su Rai 3, La7, Sky sport show. Nel frattempo Verona fa i conti con altri esemplari di questa generazione che non è di molto differente da quella precedente, quella che accoglieva i tifosi del Napoli con gli striscioni «Benvenuti in Italia» «Lavatevi» (ai tempi del vibrione e del colera) ma che fu costretta a subire un «Giulietta è ‘na zoccola!» nella partita di ritorno. La stessa tribù nel marzo del 1977, partita Verona e Juventus, lanciò romanticamente dal verone dello stadio Bentegodi verso la pista di atletica una bomba a mano, il secondo innesco non saltò e per non interrompere la partita di pallone l’ordigno venne coperto dal materasso di gommapiuma che serviva per le gare di salto con l’asta. Ci sarebbero altri fotogrammi dell’album di famiglia gialloblù, tanto uguale alle collezioni autunno-inverno, primavera-estate delle altre bande per ogni stadio italiano. Ma la storiella di Manfredonia segnala che il treno proveniente da Verona è arrivato sul binario morto. Si potrebbe dire e scrivere non so più a che santo appellarmi ma i soliti idioti sono aggiornati, dotati di un calendario personalizzato, nel luogo migliore, al momento opportuno.

Fieri, duri, bulli, uniti, vessilli al vento, come i loro cervelli, pronti a combattere, cinque contro uno, facendosi il segno della croce, uncinata, o mimando, con l’indice e il pollice aperti, il profilo della P38. Il vuoto assoluto, il nulla che si agita. Padre Pio, terrone, per favore, non pregare per loro.

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