Sea, Albertini vince un altro round

Goggi: «Per la seconda volta una sentenza ci dà ragione e dice che abbiamo rispettato tutte le procedure»

Giannino della Frattina

Nessuna irregolarità nella decisione del Comune di vendere la sua quota di Sea. La cessione del 33 per cento del capitale della società aeroportuale che gestisce gli scali di Linate e Malpensa è assolutamente legittima. Il Consiglio di Stato dà ragione a Palazzo Marino. E il sindaco Gabriele Albertini incassa un altro round nell’infinito match per privatizzare.
L’ultima, almeno per ora, sentenza arriva in risposta all’appello presentato dalla Provincia di Varese e da quella di Milano contro l’ordinanza del Tar di Lombardia che il 19 dicembre scorso aveva rigettato la richiesta di sospendere la vendita della partecipazione azionaria. La cessione, chiarisce il giudice, «non si pone in contrasto con alcuna disposizione di legge né presenta altri profili di illegittimità». Ricorso respinto, dunque, e via libera all’operazione di vendita e alla gara i cui termini sono stati nel frattempo spostati al 31 gennaio. Base d’asta 600 milioni di euro.
«Per la seconda volta - sottolinea l’assessore ai Trasporti di Palazzo Marino, Giorgio Goggi - viene autorevolmente confermato che il Comune, deliberando la cessione del 33 per cento della Sea, ha rispettato la legge e le normative in vigore».
Pronunciamento che, ovviamente, provoca invece l’immediata reazione dei diretti interessati. «La volontà, espressa attraverso gli organi di stampa del sindaco di Milano, di alcuni suoi assessori e del presidente e del consiglio di amministrazione della Sea di distribuire un maxi-dividendo mentre è in corso una procedura di parziale privatizzazione, fa sorgere dubbi circa la volontà di turbare l’iter della procedura di gara ed è una decisione che pare inopportuna e, forse, ai limiti della legge». Così il presidente leghista della Provincia di Varese Marco Reguzzoni che, evidentemente, sceglie di spostare il tiro. «Ho dato mandato ai nostri legali - aggiunge immediatamente - di valutare se possono essere rilevati comportamenti tali da comportare fattispecie di reato e, se così fosse, nella mia veste di pubblico ufficiale non potrei che trarne le dovute conseguenze e presentare un esposto alla Procura della Repubblica».
Veleno, ovviamente, anche a Palazzo Isimbardi dove, invece, si decide di mettere altra carne al fuoco. E di tornare, anche in questo caso con un comunicato ufficiale, sulla mancata vendita alla Provincia delle azioni della Serravalle, società questa che gestisce le tre tangenziali e un tratto dell’autostrada per Genova. In merito al maxi dividendo di Sea oscillante tra i 250 e i 280 milioni di euro, di cui oltre 80 milioni andranno a finire nelle mano del privato acquirente del 33 per cento delle azioni messe all’asta dal Comune, il presidente della Provincia Filippo Penati fa notare che «se Albertini nel mese di luglio avesse accettato l’offerta della Provincia di 270 milioni di euro per l’acquisto delle azioni di Serravalle del Comune, oggi con i 250-280 milioni di euro del maxi dividendo Sea su cui tanto insiste, avrebbe raggiunto la consistente cifra di circa 550 milioni di euro». E conclude: «Senza vendere un’azione di Sea disporrebbe ora di una somma non lontana da quei 600 milioni necessari per costruire la linea 4 della metropolitana. Si rivela perciò sempre di più un errore - continua Penati - la scelta di Albertini di non aver venduto alla Provincia le azioni di Serravalle».
Oggi la telenovela prosegue. Appuntamento nel pomeriggio in consiglio comunale. Dove maggioranza e opposizioni chiedono chiarimenti.

Dai banchi della giunta parlerà l’assessore Giorgio Goggi, delegato dal sindaco a rispondere. Davanti a Palazzo Marino, invece, i sindacalisti della Flai, lavoratori aeroportuali italiani, parteciperanno a una veglia notturna dalle 21 all’una «perché la Sea non vada in frantumi».

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