Sea dà scacco al governo sui diritti di traffico


La parte lesa che diventa il giudice. La vittima che si ritrova al posto del carnefice, con potere di vita o di morte. Ecco il paradosso Sea-Alitalia. La Sea, la società di gestione degli aeroporti milanesi, ha fatto causa all’Alitalia, chiedendo un risarcimento di 1,25 miliardi perchè questa ha ridimensionato l’attività a Malpensa: e oggi si trova ad essere determinante per il destino della stessa Alitalia. Se il contesto non fosse quello della più virtuosistica trattativa politica, sarebbe facile veder prevalere il senso di vendetta.
Nella nota emessa ieri sera, la Sea si toglie una soddisfazione osservando: «La causa di Sea contro Alitalia fino ad oggi è stata evidentemente sottovalutata e diventa ora per il governo la principale causa ostativa alla finalizzazione della trattativa con Air France». Ma, aggiunge, «non è proponibile» la rinuncia al proprio diritto. L’azione legale «è un fatto dovuto». Romano Prodi, lunedì, ha telefonato sia a Giuseppe Bonomi, presidente della Sea, sia a Letizia Moratti, sindaco di Milano, che della Sea è l’azionista, chiedendo di fermare l’azione: si è sentito rispondere di no da entrambi. Il primo ha opposto il «fatto dovuto», la seconda ha detto: il nostro problema è Malpensa, non Alitalia. L’impasse è evidente: Air France, tra le condizioni per l’acquisto di Alitalia, chiede di essere sollevata dal rischio del risarcimento a Sea; lo chiede al governo non in quanto governo, ma in quanto azionista, come farebbe con un privato. Il governo non intende varare un decreto e ha chiesto a Sea di ritirarsi. Senza l’assenso di Sea, dunque, il contratto con Air France non va in porto.
Ieri, dopo una febbrile giornata di consultazioni, ecco la proposta della Sea: questa si è detta «disponibile a valutare proposte di definizione anche stragiudiziale della vertenza, a condizione che venga riconosciuto il danno che Sea stessa sta subendo per effetto degli inadempimenti di Alitalia e che si creino i presupposti di mercato per un nuovo sviluppo dell’aeroporto di Malpensa». Che cosa chiede in compensazione la Sea? Che il governo, «come più volte promesso, proceda a una rapida ed efficace rinegoziazione degli accordi bilaterali internazionali, tali da consentire un incremento dell’accessibilità diretta intercontinentale del Paese, una conseguente maggiore accessibilità intercontinentale di Malpensa e una parità di accesso intercontinentale tra Milano e Roma». In altre parole, Sea chiede che venga rivisto il sistema di diritti bilaterali che reggono le relazioni con i Paesi extra-Ue ed extra-Usa; per consentire anche ad altre compagnie, oltre che ad Alitalia, di servire il mercato del Nord Italia. Già numerose le richieste; 25 le «priorità» elencate dalla Sea.
Ma questa mano tesa nasconde una trappola. Air France chiede il mantenimento dei diritti di traffico di Alitalia, che da una rinegoziazione verrebbero invece intaccati; l’intento è chiaramente protezionistico, ma Parigi lo pone come condizione. In altre parole, la compensazione che chiede la Sea ripropone lo stesso problema con Air France spostandone semplicemente i contenuti.


Da parte governativa non c’è stata, per ora, reazione ufficiale. Osserva l’economista Marco Ponti: «I diritti sono patrimonio della compagnia, modificarli ne modificherebbe il valore. Se Air France compra lo stesso è un miracolo. Se non compra, Alitalia fallisce».
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