Secondo raid degli aerei italiani Giallo: «Morto un figlio di Gheddafi»

Facciamo la nostra parte, senza strepiti e senza fanfare, perché far la guerra, come diceva l'altro ieri il ministro della Difesa La Russa, non piace a nessuno. Ma facciamo la nostra parte, coprendo inappuntabilmente le fette di cielo affidateci dalla cabina di regia di Africom, il comando Usa per l'Africa che da Berlino sta coordinando gran parte delle operazioni militari sui cieli della Libia. Quanto a sparare davvero, che diamine, quello è un altro discorso. Questo, a un dipresso, il tenore delle bizzarre dichiarazioni rilasciate ieri dal maggiore Nicola Scolari, 38 anni, uno dei tre piloti che domenica hanno partecipato alla missione sui cieli libici. Convinto probabilmente di partecipare a una puntata di "Amici", Scolari (prontamente trasferito ad altro incarico) ha detto: «Noi abbiamo solo pattugliato la zona nei pressi di Bengasi ma non abbiamo ritenuto di lanciare i missili contro i radar». Chissà perché, davvero. Ma chissà, soprattutto, come può venire in mente a un maggiore dell'Aeronautica militare schierato in un'azione di guerra di presentarsi con nome e cognome e di rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. Otto in tutto i nostri velivoli impiegati in missione. «Più altri due che probabilmente si aggiungeranno presto», dice La Russa. Operazioni chirurgiche, senza spargimento di sangue, si direbbe. «Feriti nessuno, garantito al mille per mille», giura La Russa. Anche i Tornado britannici rientrati in nottata alle loro basi avevano ancora tutte le loro bombe al loro posto. Il loro bersaglio era la caserma di Gheddafi, ma hanno evitato di sganciare per evitare di colpire un gran numero di civili, fra i quali una troupe della Cnn.
A ondate, i cacciabombardieri alleati sono tornati ad avventarsi ieri su ciò che è rimasto sui campi d'aviazione libici, già ampiamente annichiliti dalla salva di missili sparati nella prima notte di fuochi, mentre intorno a Tripoli, a Misurata, a Bengasi tuonano i cannoni e le armi leggere dei ribelli. I caccia alleati hanno attaccato nuovamente, ieri sera, il compound di Gheddafi. Bombe e missili che hanno scatenato una vivace risposta della contraerea libica, evidentemente non ancora domata. Colpita anche Sebcha, roccaforte del raìs nel cuore del deserto del Sud.
Il Colonnello, che nel frattempo (secondo le accuse dei ribelli) fa mostrare in Tv i cadaveri di persone già morte, sostenendo che si tratta di civili «assassinati» dai bombardamenti aerei, è sparito. Catafratto in qualche bunker lontano dalla sua amata caserma nel centro di Tripoli, Gheddafi dirige le operazioni alla cieca, mantenendo come può i contatti con le sue forze dislocate intorno a Bengasi. Ufficialmente, nessuno sta attentando alla sua vita. Non certo gli americani, ha detto il generale Carter Ham, comandante delle operazioni sulla Libia. Secondo l'alto ufficiale, che ha garantito una "no fly zone" di mille chilometri quadrati, i lealisti stanno mollando la presa su Bengasi, mentre le loro difese aeree sono «ampiamente degradate».
Sparito Gheddafi, e sparito (morto, si dice) anche Khamis, il suo figlio "guerriero", capitano dell'esercito addestrato in Russia e reclutatore dei mercenari africani che si sono distinti per zelo sanguinario soprattutto nei primi giorni della repressione. Secondo il sito dell'opposizione Al Manara, Khamis sarebbe morto per le ferite riportate nei giorni scorsi in un agguato tesogli non lontano dalla caserma di Bab el Aziziya da un pilota dell'aviazione passato tra i ranghi dell'opposizione.
Sul terreno, i combattimenti tra le forze lealiste e i rivoltosi continuano, soprattutto a Misurata, Sirte e Bengasi. Nel tardo pomeriggio di ieri si contavano undici morti e decine di feriti, tutti colpiti dai cecchini gheddafiani. Difficile dire come stiano andando le cose laggiù: ieri sera il governo di Tripoli ha addirittura dichiarato che Misurata è stata «liberata», mentre fonti vicino agli insorti parlano di «ottomila vittime». Quanto possa durare, l'operazione avviata dal cielo dalla coalizione anti Gheddafi nessuno sa ancora prevedere.

Ma a Londra molto si scommette sulla capacità di dissuasione dispiegata dai servizi segreti di Sua Maestà, che secondo il Daily Mail starebbero contattando uno per uno i comandanti dell'esercito libico per convincerli a disertare.

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