Gianluigi Nuzzi
da Roma
Entro qualche giorno Cesare Previti, condannato a sei anni di reclusione al processo Imi Sir, saprà se e quando tornerà nella sua casa di piazza Farnese. «Segnato da uningiustizia perpetrata al massimo grado, ma non rassegnato». Così lo descrive il suo legale Alessandro Sammarco alluscita dalla prigione. La scelta se mandarlo dal carcere di Rebibbia agli arresti domiciliari, come sollecitano da sabato scorso i suoi difensori, Sammarco e Giorgio Perrone, ancora non è stata presa. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma non ha terminato di esaminare il voluminoso fascicolo che si apre con listanza depositata in via durgenza subito dopo la presentazione dellex ministro della Difesa al cancello di Rebibbia. Pare quindi davvero difficile azzardare previsioni. Lunica indiscrezione che trapela e che assume il rilievo rimane in realtà abbastanza fumosa: i giudici dovrebbero appunto decidere entro sabato. Insomma, da qui a fine settimana si saprà se il magistrato riterrà sussistenti i motivi durgenza evidenziati dai difensori. E come, nel merito, avrà valutato la richiesta. Insomma, la classica «pausa di riflessione» che porta gli avvocati a una posizione dattesa. Nessuna dichiarazione, da parte loro, nessun commento, aspettando la decisione della Sorveglianza. Chiuso nel suo ufficio al primo piano del Tribunale, il magistrato ha ricevuto in mattinata numerosi difensori, per altri procedimenti e nel pomeriggio si è dedicato allo studio degli atti.
In caso di esito positivo lex ministro saprà che listanza è stata accettata direttamente in cella dopo che il magistrato di Sorveglianza avrà inviato via fax alla direzione di Rebibbia la sua conclusione. Così ieri in Tribunale i magistrati valutavano ancora le richieste dei vari detenuti (in carcere cè anche Attilio Pacifico e Giovanni Acampora), evitando qualsiasi commento, mentre Previti in una saletta colloqui del carcere riceveva, come dal primo giorno di detenzione, diverse visite. Dai suoi avvocati, in tarda mattinata, al parlamentare azzurro Antonio Tajani che, dopo leurodeputato Renato Brunetta e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti è tornato nuovamente nella casa circondariale per incontrare lex ministro: «Lho trovato sereno - afferma alluscita - ed abbiamo parlato a lungo di politica soffermandoci sullelezione del presidente della Repubblica. Lavvocato Previti mi è parso inoltre molto fiducioso nella decisione dei giudici che dovranno valutare se accordargli gli arresti domiciliari». Previti infatti segue le elezioni del presidente della Repubblica dalla lettura dei quotidiani nella cella di transito dove da cinque giorni è detenuto.
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