Roma

Segregata e costretta a prostituirsi

Alessia Marani

Portata in Italia con un inganno, costretta a prostituirsi sulla via Salaria e sulla via Tiburtina, sfugge a una «retata», incontra un italiano, s’innamora, cambia vita ma poi ecco tornare l’incubo: la strada, le minacce, le torture, i suoi aguzzini. È una storia che ha dell’incredibile quella vissuta da Alina (è un nome di fantasia), 20 anni, romena, un figlio di un anno e mezzo lasciato in patria, a casa con la nonna. Il tormento è finito solo tre giorni fa quando gli agenti del commissariato Spinaceto la sorprendono su una Fiat Panda rubata in compagnia di un connazionale nei pressi di un casolare abbandonato in via Tartufari. «Vi prego liberatemi», urla e piange ai poliziotti. Finalmente è di nuovo libera. La storia. Un anno fa Alina, incoraggiata da un’amica, si lascia convincere da quattro romeni, a prendere un pullman alla volta del Belpaese. «Dovevo fare la cameriera - dice - invece comincia l’incubo». Alina e la sua amica vengono sbattute sui marciapiedi della Capitale, i loro documenti «requisiti». Poi, una notte di novembre, durante un «pattuglione», la ragazza riesce a dileguarsi e a sfuggire ai suoi protettori. Alina trova riparo presso un italiano di cui, nel frattempo, si era innamorata. È l’uomo che le offre un lavoro: volantinaggio alle fermate dei metrò. La donna trova persino il coraggio di raccontare alla madre, in Romania, quanto le è accaduto e di denunciare i suoi connazionali alle autorità del posto, facendo loro «terra bruciata» una volta rimesso piede in patria. Ma commette un errore. Incontra la sua «amica» e le rivela quanto ha fatto. Questa è tutt’altro che una confidente sicura. Anzi, corre a raccontare tutto alla banda. Il gruppo non si perde d’animo. Utilizza l’amica come gancio. Segue per giorni gli spostamenti di Alina fino a rapirla nei pressi di una fermata della metropolitana in via Appia nel luglio scorso. La romena per un paio di settimane viene tenuta segregata in una baracca in un campo rom di Tor Bellamonaca. Il 25 luglio dopo uno sgombero, viene trasferita a forza nel casolare di Spinaceto. I cinque vogliono convincerla, a loro modo, con violenze e percosse, a ritirare la denuncia. A tornare sulla strada. L’altro giorno il blitz della polizia e la «Rinascita» come l’hanno ribattezzata gli agenti del commissariato locale. I tre uomini e l’altra romena sono stati arrestati per sequestro di persona e associazione a delinquere finalizzata all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione. Nel casolare è stata trovata, infine, refurtiva proveniente dall’abitazione di una coppia di funzionari indiani della Fao.

Nonché le chiavi della loro Volvo, rinvenuta nel campo nomadi.

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