Sei colpi, poi la fuga: albanese gravissimo

L’agguato si inserisce in una feroce guerra tra bande

Sei colpi esplosi in rapida successione, poi la fuga attraverso le vie di Acilia fino a un’auto «pulita». Dall’altra parte la vittima dell’agguato, un albanese di 31 anni, D.I., che nonostante l’emorragia all’addome riesce a trascinarsi nella sua macchina, accendere il motore e ripartire a tutta velocità verso l’ospedale. Un uomo in gravi condizioni nel reparto di rianimazione del Grassi, una Fiat Punto SW bruciata e alcuni testimoni che giurano di aver visto dileguarsi da una stradina laterale (via Clivo delle Case Basse, angolo via della Salvia) una Renault Clio.
I carabinieri della compagnia Ostia non hanno altri elementi, al momento, per ricostruire l’agguato che ieri mattina poco prima di mezzogiorno, ha catapultato la zona dei Monti di San Paolo (tra il Tevere e la via del Mare) al centro di una feroce guerra fra bande. Acilia come Scampia, dunque, per una manciata di minuti, sufficienti però a terrorizzare decine di passanti. Succede tutto appena il bersaglio del commando incontra un gruppetto di persone, probabilmente connazionali, decisi a un chiarimento. La questione non è nota, anche se gli inquirenti parlano di una discussione nata per motivi passionali. Rancori a dir poco insanabili se per «parlarne» si presentano in tre, armati di tutto punto e con un piano di fuga studiato nei minimi dettagli. Come la macchina staffetta usata per arrivare all’appuntamento, data alle fiamme appena lontani dal luogo dell’attentato. Tant’è. Certo è che il tiratore, dalla mira pessima, ha sparato per uccidere visto che due dei proiettili hanno centrato il giovane in pancia e su una mano. Un revolver, arma a tamburo: i militari, difatti, non hanno trovato bossoli a terra. «Per alcuni secondi è stato un inferno di fuoco - racconta un residente -, da casa abbiamo sentito diversi spari. Abbiamo pensato a una rapina o a un attentato terroristico». Al 112 arrivano decine di chiamate, i carabinieri a bordo delle “gazzelle” si precipitano sul posto pronti a tutto. Arrivano anche le ambulanze del 118 mentre tra via delle Case Basse e via Gabriele Malagrida si è già radunata una folla di curiosi. A terra restano solo chiazze di sangue. Una guerra per il controllo del territorio su traffici di droga, armi o prostituzione? Queste le piste più accreditate per l’ennesima sparatoria sul litorale romano che solo per miracolo non ha provocato morti. Un’area, del resto, dietro solo a Sicilia, Calabria e Campania per infiltrazioni malavitose di rilievo.

Cosche, ’ndrine e le famiglie vesuviane da anni impiantate nel Lazio proprio ad Ostia avrebbero raggiunto una pax sul filo del rasoio con le «paranze» locali, quasi tutte derivate dalla Banda della Magliana. A compromettere i difficili equilibri gang di albanesi sempre pronte a mettersi agli ordini del gruppo più potente.

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