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Sei giorni da Città del Capo

Duemila chilometri e passa di qui, altrettanti di li. Idem a nord e sud

Sei giorni da Città del Capo

Duemila chilometri e passa di qui, altrettanti di li. Idem a nord e sud. Tristan da Cunha è il crocevia perfetto dove non incontrare nessuno. Nemmeno il suo scopritore portoghese ci volle sbarcare nel 1506, limitandosi a battezzarla col suo nome e a segnarsi la posizione sulle carte. Solo 300 anni dopo qualche coraggioso decise di prendervi dimora. Qui non si atterra né si sbarca. Se non con qualche eccezione che include un viaggio di 6 giorni dal Sudafrica. Poteva essere diverso due secoli fa, quando questo scoglio - che in realtà sono quattro se aggiungiamo anche Gough, l'eloquente Inaccessible island e il roccione di Nightingale era sulla rotta del Capo di Buona Speranza e sulla via usata a volte dalle navi baleniere.

Come per Sant'Elena, l'apertura del canale di Suez ha regalato ai commerci per l'oriente una bella scorciatoia, così per Tristan e quel suo vulcano che supera i 2mila metri, la modernità ha riservato il titolo indiscusso di luogo più remoto della terra. Le specie endemiche sono molte più degli abitanti: ci sono i pinguini più settentrionali del globo a far compagnia ai circa 300 abitanti che discendono dai primi 15 colonizzatori. Fra i cognomi c'è anche molta Liguria con Lavarello e Repetto che ricordano due marinai di Camogli: con una sorta di personalissimo Bounty, a fine 800 decisero di non ripartire con i compagni sul mercantile che aveva sfiorato il naufragio.

Non esiste proprietà privata, ognuno coltiva orto ed animali, anche se quelli domestici, introdotti relativamente tardi, minacciano la fauna autoctona.

Preziosissimi sono i francobolli da collezione, nell'attesa forse eterna che Sua Maestà, accordi a questi suoi sudditi remoti, non solo un codice postale, ma anche la piena cittadinanza britannica.

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