Sei navi svuoteranno l’isola

RomaUltimatum del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, alla Tunisia. Se le partenze non si fermeranno entro domani l’Italia procederà con i rimpatri coatti dei clandestini.
È invece il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, commissario straordinario all’emergenza, a dare la buona notizia agli isolani stremati: Lampedusa sarà evacuata entro domani. Il piano di svuotamento con l’indicazione dei siti che dovranno accogliere profughi e clandestini sarà varato dal Consiglio dei ministri convocato per domani mattina.
In campo sei navi, cinque civili e la militare San Marco, in grado di trasportare sino a 10.000 persone. Trasferiranno gli stranieri in tendopoli già in allestimento sul modello di quella operativa a Manduria, in Puglia che ospita quasi un migliaio di persone. Nessuna regione potrà tirarsi indietro. Su questo punto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, è stato categorico: tutto il territorio dovrà farsi carico dell’assistenza ai profughi, escluso soltanto l’Abruzzo.
Si allenta dunque la tensione altissima tra il governo e il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo. Prima un pesante scambio di accuse con Lombardo che lamentava l’assenza del governo e Maroni che definiva una «sceneggiata» l’intervento del governatore siciliano. Poi con una telefonata Maroni ha rassicurato Lombardo sui tempi di svuotamento dell’isola invasa dai disperati ed anche Lombardo si è detto soddisfatto.
Chi paga il prezzo più alto è ancora Lampedusa che vive da giorni in stato di assedio. Esasperati anche da alcuni episodi di violenza ieri gli isolani hanno improvvisato una sorta di blocco navale con i loro pescherecci e alcune donne si sono incatenate davanti al porto per protesta insieme con alcuni consiglieri comunali.
Maroni sa bene che svuotare l’isola è come curare il sintomo non rimuovendo la causa. L’unica via d’uscita possibile dall’emergenza è quella di bloccare le partenze dalla Tunisia. Il Viminale infatti continua a sottolineare la distinzione tra i profughi libici, che vanno accolti ed assistiti, ed il clandestini provenienti dalla Tunisia che invece volenti o nolenti saranno rimpatriati.
Durante l’incontro di venerdì scorso con le autorità tunisine, ricorda Maroni, sono stati presi precisi accordi, che però al momento non hanno dato alcun frutto.
«La Tunisia ha due giorni di tempo per rispettare gli impegni presi con il governo italiano - dice Maroni - ma ancora non è successo nulla. Se entro domani non si fermeranno gli sbarchi abbiamo già predisposto gli strumenti per procedere dopo il Consiglio dei ministri ai rimpatri forzosi». Insomma la linea del governo resta quella: asilo sì ma soltanto per quelli che arrivano da un paese in guerra come la Libia. Gli altri stranieri, che per il momento sono la maggioranza e provengono tutti dalla Tunisia, sono clandestini e come tali vanno identificati e rimpatriati. Scelta ribadita ieri anche durante il vertice della Lega in via Bellerio a Milano con Maroni e il leader Umberto Bossi.
E se il nuovo assetto politico tunisino non collaborasse con le autorità italiane? Il Viminale andrà avanti comunque.

«Capisco che è un atto forte - dice Maroni - però alle autorità tunisine abbiamo dato il tempo per rispettare gli accordi presi e risolvere la situazione. Se lo fanno bene altrimenti noi dobbiamo difenderci».
Infine Maroni lancia l’ennesimo appello alla Ue. «Spero che vedendo quanto accade a Lampedusa abbia un sussulto di dignità».

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