Sei nuovi soci si iscrivono al club dei Grandi

nostro inviato all’Aquila

Non sono ancora Grandi, ma stanno provando a crescere, a trainare continenti affamati: sono gli Emergenti, i capi di Stato di quei Paesi guida per le aree più arretrate del pianeta, le speranze del terzo mondo. In questo G8 della città del dolore, il summit con il record di delegazioni (40), ieri era il giorno dei Sei, anzi, dei Cinque più uno, che hanno portato a quattordici attori lo schema della fantasquadra di leader schierata nella cittadella di Coppito. Non si possono chiamare comparse, perché con loro, con i Paesi che rappresentano (Cina, India, Brasile, Messico, Sudafrica, più l'Egitto) devono fare i conti gli otto capi di Stato più potenti del globo. Forse mai come in questo G8 le economie rampanti, l’altro mondo del sottosviluppo, è anzi emerso da quel limbo dell'aspirazione: sono né Grandi né poveri, sospesi o proiettati verso un futuro di riscatto, ma ieri hanno ottenuto a livello politico un risultato importantissimo: «la riunione del G14», diventerà «stabile e strutturata». E con le loro personalità, dal brasiliano Lula al messicano Calderon, all’indiano Singh, i Cinque più uno si sono mossi con la scioltezza dei Grandi, senza complessi d'inferiorità perché sanno, forse, di essere condizionanti come mai finora: il gelo della Cina sul piano per le emissioni di gas serra degli otto leader lo dimostra.
È anche una questione di feeling. Tra l’allegro Lula, l’ex sindacalista operaio diventato nel corso degli anni sempre più vicino all'America, e l’affettuoso Obama, alto un paio di spanne in più ma informale come un ragazzo del college, è scattata la simpatia dei vecchi amici. Il presidente brasiliano ha regalato a Obama una maglia della nazionale verde-oro, come omaggio personale e anche come risarcimento per la sconfitta degli Usa nella Confederation Cup. Il numero 5: la maglia dello stopper, la colonna della difesa.
A Mubarak, il premier egiziano, suo amico personale, Berlusconi ha offerto il posto alla sua sinistra (a destra Obama) al «dinner» di ieri sera. Alla fine tra Grandi, Emergenti e Ospiti seduti a tavola per la cena offerta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano erano in 43 ieri, con 27 capi di Stato, e numerosi rappresentanti di organismi internazionali. L’Enav, l’Ente nazionale di assistenza al volo, ha dovuto gestire più movimenti aerei del giorno precedente sul piccolo aeroporto di Preturo, 90 in poche ore.
Gli ospiti qui a Coppito hanno un grande valore simbolico. Si tratta di delegazioni africane come omaggio agli incontri di oggi sul continente più in difficoltà del mondo, sugli aiuti che devono essere modificati, per permettere all’Africa di costruirsi un futuro da sola con risorse strategiche come nuove infrastrutture. Ieri alla spicciolata hanno varcato la piazza d’armi della caserma di Coppito il presidente del Senegal Abdoulaye Wade, i presidenti di Angola e Nigeria.
E annunciato dalla sua tenda beduina con tv al plasma e decoder, piantata nel campo di calcio della Scuola, è arrivato per l’ora del tramonto il presidente libico Muammar Gheddafi, ospite in qualità di presidente di turno dell'Unione Africana e seduto a cena accanto a Lula e al giapponese Aso in un originalissimo terzetto di continenti. Il Colonnello non ha raggiunto L'Aquila via cielo, ma in auto, attraverso l'autostrada A24 da Roma, che ha trattato come un viottolo privato. All'altezza del Comune di Arsoli, al confine tra Lazio-Abruzzo, è sceso dall’auto e ha camminato sull’asfalto riparandosi con un ombrellino bianco facendo impazzire la polizia stradale. Gheddafi ospite benvoluto anche dagli Stati Uniti, nessun imbarazzo, nello stile Obama. «Il presidente Obama desidera continuare a dare il suo contributo a quello che già considera un vertice di grande successo - ha detto il funzionario della Casa Bianca Denis McDonough -. E non intende scegliere a quali leader dare la mano e a quali non darla». Oltre al duo Obama-Gheddafi, la cena di ieri è riuscita a mettere allo stesso tavolo Giulio Tremonti e il governatore della banca d’Italia Mario Draghi.
Ha raggiunto infine Coppito, atterrato alle 18.30, José Rodriguez Zapatero, il premier spagnolo.

Non era tra i Grandi, non era tra gli Emergenti, e nemmeno tra gli africani, ma la Spagna è paese amico, Zapatero leader mondiale. E quindi alla tavola di Napolitano per la cena a base di global ragù (non di maiale per rispetto delle differenze), vitello, formaggi dell’Aquila, Montepulciano d’Abruzzo.

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