Seifert, il "boia di Bolzano" chiuso nel carcere militare

L'ex criminale di guerra nazista estradato dal Canada è arrivato all'aeroporto di Ciampino alle 5.10 con un Falcon. In cella a S. Maria Capua Vetere. Condannato all'ergastolo: 11 omicidi. Torturò anche Mike Bongiorno

Seifert, il "boia di Bolzano" 
chiuso nel carcere militare

Roma - E' arrivato alle 5.10 all'aeroporto di Ciampino a bordo di un Falcon 900, Michel 'Misha' Seifert, l'ex criminale di guerra nazista conosciuto come il 'boia di Bolzano' condannato all'ergastolo nel 2000 dalla giustizia italiana che lo ha ritenuto responsabile dei crimini di guerra compiuti su deportati nei campi di Fossoli e di Bolzano.

L'aereo, proveniente da Toronto, si è fermato, secondo quanto si è appreso, nei pressi di un'area di hangar strettamente riservata e off limits dello scalo romano, tra massime misure di sicurezza. Tutto si è svolto in pochi minuti, poi, sotto scorta, Seifert, consegnato all'Italia dalle autorità canadesi, ha lasciato lo scalo. Ora è chiuso nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Seifert è stato consegnato ai responsabili dell'istituto di pena militare casertano, dai carabinieri ai quali è stato assegnato il compito della trasferimento.

Crimini contro i deportati, torturò anche Mike Bongiorno Sessant'anni dopo gli eccidi nei lager, Michel Seifert, per migliaia di deportati solo 'Misha', conosciuto come il boia di Bolzano, pagherà le sue colpe: il Canada, dove il vecchio caporale nazista viveva dal 1951, lo ha infatti consegnato all'Italia al termine della lunga procedura di estradizione che si è conclusa il 17 gennaio scorso con la decisione dell'Alta Corte canadese di accogliere le richieste italiane. L'84enne criminale nazista nato in Ucraina arriva in Italia di primo mattino. L'aereo atterra a Ciampino. Poi il trasferimento al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere ma é probabile che, viste le condizioni di salute e l'età avanzata, sarà successivamente affidato a una famiglia o ad un'associazione.

Undici omicidi Misha venne riconosciuto colpevole di 11 omicidi compiuti nel Lager di via Resia a Bolzano tra il 1994 e il 1945 e condannato dal tribunale militare di Verona all'ergastolo. Con l'estradizione si conclude così una lunga vicenda nella quale si era costituita parte civile anche lo stesso capoluogo altoatesino. Numerosissime sono le storie degli internati, tra cui vi fu anche il presentatore Mike Bongiorno, in quello che venne definito un 'lager di passaggio': qui arrivavano i prigionieri, in generale detenuti politici ed ebrei provenienti da ogni parte d'Italia, e da qui venivano 'smistati' per raggiungere la meta finale, i campi di concentramento tedeschi dai quali gran parte di loro non tornò. "Un povero ragazzo partigiano - raccontò al processo uno dei testimoni, Berto Perotti - accusato di aver rubato il pane, fu ucciso nel giorno di Pasqua. Micha e 'Otto' (Otto Stein, "irrintracciabile" per la giustizia italiana) lo uccisero sbattendo a turno con la testa contro i muri della cella. Nessuno del blocco celle dimenticherà mai quel giorno: urlo per urlo, colpo per colpo". Altri, prosegue, "vennero strozzati. In quelle occasioni i due circolavano per i corridoi con i guanti di pelle nera. Erano diventati un simbolo e quando li vedevamo in quel modo un brivido correva per le celle. Non si sapeva a chi toccava il turno". Condannato all'ergastolo dal tribunale di Verona il 24 novembre 2000, Seifert, è stato riconosciuto colpevole del reato di concorso in violenza con omicidio contro privati nemici, aggravata e continuata. L'ex caporale delle Ss vive in Canada dal 1951.

Il racconto di Mike Tra i testimoni ancora in vita delle torture di Seifer il più noto è Mike Bongiorno. Arrestato a Milano con l'accusa di aver fatto parte della Resistenza, il presentatore fu trasferito a Bolzano dove trascorse settimane in una cella di isolamento nel campo comandato dal feroce Misha. Per Mike la situazione cambiò con l'arrivo a Bolzano di un colonnello della Gestapo che lo fece trasferire a Innsbruck, in Austria, e poi nel campo di concentramento di Spittal, dove poi venne scambiato, assieme ad uno sparuto gruppo di compagni di prigionia, con otto tedeschi che erano finiti nella mani degli Alleati. Dopo un lunghissimo viaggio in treno fino a Marsiglia, Bongiorno prese una nave per New York, dove gli chiesero di raccontare la sua terribile esperienza ai microfoni della radio italiana, per far sapere che cosa stava succedendo in Europa. Ed é proprio da qui che cominciò la sua carriera, che lo condusse nel tempo alla popolarità, prima soltanto radiofonica e poi anche televisiva. Nel 2004 Mike, tornato a Bolzano per inaugurare un 'percorso della memoria' raccontò con "un groppo in gola" la sua esperienza. "Venni rinchiuso proprio qui, dopo sei mesi trascorsi in cella a San Vittore, con 64 giorni di isolamento". "Al mio arrivo - disse - vidi una serie di baracche in legno e, in mezzo al campo, una cella in muratura. Senza spiegarmi perché, 'Misha' ordinò che fossi racchiuso proprio là dentro, in isolamento". "Non seppi mai - racconta - il motivo di questa decisione. Ma Seifert lo aspettiamo qui in Italia e, quando arriverà per scontare la sua condanna, spero di avere l'occasione di chiedergli: perché ?". Poi, aggiunse Bongiorno "é avvenuto il miracolo perché posso dire con certezza che sono un miracolato.

Venni infatti scambiato, assieme ad uno sparuto gruppo di compagni di prigionia, con otto tedeschi che erano finiti nella mani degli Alleati". "Oggi ricordo tutti quei compagni che mi guardavano da dietro la rete mentre io me ne andavo, nessuno di loro è tornato".

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