Seimila delegati alla grande kermesse

RomaNella «pancia» del padiglione 8 della fiera di Roma dove Alleanza nazionale s’è definitivamente sciolta domenica scorsa si sta già lavorando per allestire la sala parto del Popolo della libertà. Stesso «ventre» ma dilatato perché da venerdì a domenica i due grandi fiumi di Forza Italia e An confluiranno per dar vita al grande mare dei moderati. Un’assise mastodontica che vedrà sfilare tutti i protagonisti della politica, di maggioranza e opposizione, ma non solo. Porte aperte anche alla società civile con esponenti delle rappresentanze sindacali e imprenditoriali.
Testimoni del battesimo del Pdl, oltre seimila delegati: 3.500 azzurri, 1.800 di An, 700 dei partiti più piccoli. Più di cinquecento i giornalisti accreditati. Protagonista assoluto sarà Berlusconi che in queste ore sta preparando il discorso di apertura, previsto per venerdì. E domenica lo stesso premier chiuderà la kermesse, dopo l’investitura a leader del nuovo soggetto politico. Top secret sui contenuti dei suoi interventi anche se nel primo, presumibilmente, ripercorrerà le tappe fondamentali del cammino di Forza Italia: dalla discesa in campo nel gennaio del 1994, all’ultimo consiglio nazionale azzurro che nel novembre del 2008 ha approvato la confluenza nel Pdl. In mezzo, i passi principali del cammino che ha portato al matrimonio tra i due grandi fidanzati: dal polo alla casa delle libertà; dalla svolta del predellino al trionfo delle ultime elezioni politiche con l’indicazione degli elettori: unitevi.
Particolarmente apprezzato il discorso finale di Gianfranco Fini all’ultimo congresso di An, il Cavaliere, nel suo intervento di chiusura previsto per la fine mattinata di domenica, indicherà poi la strada del nuovo grande soggetto politico. Un discorso di ampio respiro, tutto rivolto al futuro e alle prossime sfide e scommesse del Paese. Di certo Fini parlerà sabato così come il presidente del Senato, Renato Schifani. Bocche cucite, invece, sugli altri interventi. Nelle prossime ore Forza Italia e An stileranno un programma di massima con la scaletta di chi prenderà la parola al congresso. L’esercito dei pidiellini conta ben sedici ministri, ventotto sottosegretari, quattrocento e uno parlamentari, una valanga di delegati. Chi far parlare? E poi ci sono i cosiddetti «piccoli», i sostegni minori accanto ai due pilastri su cui poggia il Popolo della libertà: i democratici cristiani di Rotondi, i popolari liberali di Giovanardi, i socialisti di Caldoro, i pensionati di Fatuzzo, i repubblicani di Nucara, gli azionisti sociali della Mussolini, gli alleati di centro di Pionati.
E poi gli ospiti: oltre agli esponenti del fedele alleato leghista, presenti anche molti e autorevoli rappresentanti dell’opposizione anche se, per adesso, non è dato sapere se si farà vedere pure il leader del Pd Dario Franceschini. Ci sarà, invece, Wilfried Martens, presidente del Ppe. Insomma, si lavora senza sosta per una kermesse che si preannuncia imponente e innovativa: nuovo simbolo, disco azzurro con la scritta «Popolo della libertà», fascia tricolore e colpo di bianchetto per la scritta «Berlusconi presidente». Addio invece alle vecchie bandiere di Fi e An e colonna sonora affidata all’inno di Mameli.

E da un’idea del parlamentare azzurro Giorgio Stracquadanio dovrebbero esser distrubuite pure migliaia di Berlusconi-matrioske: bambolina con le sembianze del premier che contiene gli otto big del centrosinistra che il Cavaliere s’è «mangiato» in questi ultimi quindici anni.

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