È sempre Ahn l’arma segreta della Corea

Francesco Rizzo

I giocatori del Togo devono aver intuito che il loro debutto ai mondiali non sarebbe stato facile già prima del fischio d’inizio. Quando l’organizzazione teutonica ha fatto cilecca, trasmettendo due volte l’inno coreano. Scherzi della tecnologia. Ci fosse stata la banda, come una volta, non sarebbe successo. Il peggio, però, è arrivato dopo, con il ko per 2-1 contro una Corea del Sud porosa in difesa e inconcludente per tutto il primo tempo, che ha risolto il match inserendo nella ripresa quell’Ahn visto a Perugia e autore del gol per noi fatale al mondiale 2002. Con lui, la squadra dell’olandese Advocaat ha trovato il punto di riferimento per accelerare e colpire, nonché il marcatore di uno splendido raddoppio. Il Togo, però, era in dieci dal 53’, espulsione di Abalo.
Traditi da Adebayor, stella di una squadra di gente che gioca in Europa, anche in categorie minori, gli africani si esaltano con Kader, ex-Parma, che al 31’ infila in velocità i dubbi della difesa asiatica e sigla lo 0-1. È la perla di un primo tempo noioso, un rebus tattico nel quale i giocatori del Togo, soprannominati «sparvieri», corrono di più e, se serve, randellano. Nella ripresa, sostenuti dai 10.000 tifosi accorsi a Francoforte, gli asiatici cambiano marcia, pareggiano su punizione con Lee Chun-Soo («assistito» dal portiere africano Agassa) e, dal 2-1 in avanti, smettono di giocare, tormentando l’esausto avversario con la crudeltà di certi spietati thriller coreani.
Restano tre considerazioni.

Il calcio africano, sempre «emergente», ha finora perso quattro partite su quattro. Con il nuovo pallone si scatena il festival del tiro da fuori: ci provano tutti. Quanto a Otto Pfister, ct del Togo dimessosi nei giorni scorsi per una storia di premi, ieri era in panchina. Ma i premi si allontanano.

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