«Senato al Polo»: sondaggio fa tremare l’Unione

Adalberto Signore

da Milano

Il sondaggio che da qualche giorno scuote il Botteghino è targato Swg. Ed è l’ultima delle periodiche rilevazioni che la segreteria dei Ds ha da qualche tempo commissionato in via strettamente confidenziale all’istituto di ricerca di Trieste in vista dell’appuntamento elettorale del 9 aprile. Niente di nuovo sul fronte del distacco, perché il vantaggio di 4,5 punti a favore dell’Unione resta sostanzialmente invariato rispetto alla scorsa settimana. A cambiare, però, sono le proiezioni del voto su Camera e Senato. Perché se a Montecitorio il centrosinistra continua a vantare un discreto numero di seggi di vantaggio (circa 60), ben diverso è il discorso per Palazzo Madama. Secondo il sondaggio arrivato qualche giorno fa nelle mani di Piero Fassino, infatti, da un leggero vantaggio dell’Unione (circa dieci seggi) si sarebbe passati a uno svantaggio di quattro senatori. Insomma, nonostante la forbice di 4,5 punti, al Senato la Casa delle libertà riuscirebbe a incassare la maggioranza dei voti. Conseguenza, questa, del nuovo sistema elettorale, che prevede un premio di maggioranza su scala nazionale per la Camera (la coalizione che prende più voti elegge almeno 340 dei 630 seggi di Montecitorio) e regionale per il Senato (chi vince riceve almeno il 55% dei seggi assegnati in quella regione). Ma, soprattutto, «colpa» del Piemonte, fino a pochi giorni fa attribuito all’Unione e che nell’ultima rilevazione sarebbe passato al centrodestra. La regione in questione, infatti, attribuisce ben 23 seggi senatoriali ed è chiaro che un cambio di colore di una circoscrizione elettorale tanto importante con il conseguente spostamento del «premio» dall’Unione alla Casa delle libertà (il 55% di 23 è cosa ben diversa, per esempio, dal 55% dei soli sette senatori che elegge l’Umbria) può cambiare in modo determinante gli equilibri di Palazzo Madama.
Due le annotazioni da fare: la prima (metodologica) è che dal computo sono esclusi i sei seggi del Senato assegnati dalle circoscrizioni estere; la seconda (storica) è che la pregiata ditta di sondaggi in questione è la stessa che aveva assicurato a Massimo D’Alema una schiacciante vittoria alle regionali del 2000. Al punto che l’allora presidente del Consiglio, in un’intervista a Federico Geremicca su La Stampa il giorno prima del voto si spinse fino a pronosticare un nove a sei per il centrosinistra. Accadde esattamente il contrario, D’Alema si dimise e la Swg vinse la ventottesima edizione del premio «Satira politica per caso» di Forte dei Marmi.
Annotazioni a parte, però, qualche effetto il sondaggio della Swg deve averlo avuto, se venerdì mattina in Campidoglio, durante la celebrazione della «Giornata del ricordo» delle vittime delle foibe, il sindaco Walter Veltroni (Ds) e il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini (Udc) si sono esibiti in un esilarante scambio di appunti, magistralmente immortalato da Edoardo Sassi sul Corriere della Sera di ieri (che ha pure pubblicato i fogli incriminati). Cosa si sono scritti? Veltroni: «Come sono i sondaggi per te?». Casini: «Mi sembrano decenti. Ma non mi faccio illusioni. Prendere il 5-6% senza preferenze e con la polarizzazione che c’è è già un mezzo miracolo. Qual è invece il vero sondaggio destra-sinistra?». Veltroni: «Mi dice Fassino +5 per il Cs (centrosinistra, ndr)». E aggiunge: «Comunque sono tutti matti, il Paese non uscirà dai guai.

Né con Caruso, né con Borghezio». Poi chiude Casini: «Fino al 9 aprile non può succedere nulla di diverso. Poi vedremo. Perché se il Cd (centrodestra, ndr) migliorerà un poco ancora (-3 per es.) il Senato sarà imballato». Appunto.

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