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Senato, sì al blocca-processi. Pd sull'Aventino

Approvata la norma sulla sospensione di 12 mesi per i processi anteriori al 2002 con pene inferiori ai 10 anni: la sinistra diserta la votazione. L'attacco frontale dei magistrati: "Così si bloccano 100mila processi". Sì anche ai 3mila militari in 10 città

Senato, sì al blocca-processi. Pd sull'Aventino

Roma - Dieci città italiane saranno controllate da pattuglie miste formate da polizia e carabinieri a cui si uniranno 3mila militari, preferibilmente dell’Arma. Ai piani di sorveglianza metropolitani faranno parte a pieno titolo i vigili urbani. Sono le prime novità che arrivano dal decreto sicurezza, il pacchetto contestato ieri dall’opposizione per l’approvazione di due norme sulla giustizia che rivoluzionano i tempi dei processi, ma che si è arricchito, nel corso del voto al Senato, di proposte del Pd, della Lega, e di nuove idee della maggioranza.

L’aula di palazzo Madama ha dato dunque il via libera all’emendamento del governo sulla partecipazione dei militari al controllo delle città, anche se, come si legge dal testo della norma voluta dal ministro delle Difesa Ignazio la Russa, verranno messi in campo «preferibilmente carabinieri impiegati in compiti militari». Si tratta comunque di 3mila uomini in più a tutela delle città contro la criminalità. Questo costerà alle casse dello Stato 31,2 milioni di euro all’anno, che verranno prelevati da fondi accantonati dei ministeri dell’Economia, della Giustizia e degli Esteri. È passato ieri in aula anche un emendamento della Lega, che prevede la partecipazione delle polizie municipali «ai piani di controllo del territorio»: più poteri alle polizie locali, ma anche un supporto più importante rispetto ad adesso alle forze dell’ordine.

L’altra novità è l'approvazione delle due norme per velocizzare i processi scritte dai relatori Carlo Vizzini e Filippo Berselli. Opposizione fuori dall’aula per protesta, scene da dialogo al tramonto, primo vero scontro frontale tra Pdl e Pd, ma maggioranza solida nei numeri: i due provvedimenti ribattezzati dalle minoranze «salvapremier» sono passati con 160 voti favorevoli e 11 contrari. Uno impone la corsia accelerata per quei procedimenti che prevedono pene dall’ergastolo fino ai dieci anni di reclusione, i reati di grave allarme sociale, compresi tutti i delitti di criminalità organizzata e quelli contro la sicurezza sul lavoro. L’altra norma stabilisce il contestuale congelamento per un anno dei processi relativi a fatti commessi prima del 30 dicembre del 2002 e per i quali siano state definite pene inferiori ai 10 anni, non ancora andate in giudizio in primo grado. La prescrizione «riprende il suo corso dal giorno in cui è cessata la sospensione», cioè viene a sua volta sospesa. L’imputato che vuole che il processo sia svolto può richiederlo al presidente del Tribunale, la parte civile «può trasferire l’azione in sede civile».

L’opposizione ha lasciato i banchi contro il «salvapremier», ma in realtà, come commentava ieri il sottosegretario Carlo Giovanardi in una pausa dei lavori, «si sono viste bufere peggiori in Senato, e questa è di piccola entità». E nel pomeriggio sono arrivati voti persino unanimi. Il governo ha rinunciato a un emendamento che riguardava gli incentivi per i magistrati che scelgono sedi disagiate. Un gesto che denota «senso di responsabilità», sottolineano fonti governative, nonchè aperture all’opposizione: verrà esaminato in un disegno di legge a parte. In più il Pd ha portato a casa due emendamenti che hanno avuto l’ok dei «rivali». È stato inserito nel decreto sicurezza il blocco del gratuito patrocinio per i mafiosi, proposto dal senatore e già presidente dell’Antimafia Giuseppe Lumia. E a proposito di mafia, c’è stato il sì bipartisan a norme più severe contro la criminalità organizzata che ha fatto dichiarare al presidente Renato Schifani: «La presidenza si compiace notevolmente. L’unità delle forze politiche può dare un segnale forte nella lotta alla criminalità organizzata».

Uniti sulla mafia, allo scontro, senza dialogo, sulla giustizia.

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