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Il senso degli svedesi per la neve della Valsesia

Centinaia di sciatori ogni anno invadono Alagna, diventata un'enclave nord-europea. Il fascino della cultura walser

Il senso degli svedesi per la neve della Valsesia

Una cultura secolare fatta di silenzi e geometrie ordinate e un turismo internazionale alla ricerca di adrenalina sulla neve. È insolito il matrimonio che si celebra all'ombra del Monte Rosa, dove i walser, popolazione di origine germanica, si stabilirono a partire dal XIII secolo: ad Alagna, Im Land nella loro lingua, ultimo avamposto della Val Grande della Valsesia.

Qui la strada provinciale 299 finisce. In auto non si può proseguire, ma partendo da quello che oggi è il Comune più a nord della provincia di Vercelli si può anche arrivare alla Capanna Margherita, il rifugio più alto d'Europa a quota 4.554 metri, tremila metri più in alto del centro del paese. Inforcando un paio di sci invece si possono raggiungere la Val d'Aosta e la Svizzera lungo 180 chilometri di piste del comprensorio Monterosa ski. Per molti la vista del trittico di monte Tagliaferro e Corno Bianco ai lati del Rosa equivale alle porte del paradiso: «Alagna free ride paradise» lo hanno infatti battezzato gli addetti ai lavori. Da oltre vent'anni infatti la località valsesiana è presa d'assalto dai patiti del fuori pista. Perché se vuoi cavalcare l'onda perfetta con un surf vai alle Hawaii o in Australia, ma se cerchi le pendenze migliori per scendere sulla neve fresca, Alagna è sul podio delle destinazioni a livello planetario.

Nel Comune che conta meno di 700 anime arrivano freerider da Usa, Canada, Paesi scandinavi, Inghilterra, Est Europa. I pionieri sono stati gli svedesi: «La svolta è arrivata tra 1994 e 1995 con un gruppo di ragazzi della Downfilm racconta Andrea Colla, direttore di Monterosa 2000 fecero riprese di fuoripista che finirono in due video. Le vhs furono commercializzate in Scandinavia e dall'anno successivo gli arrivi aumentarono». Un passaparola pre-social che fece scoprire Alagna dalla Danimarca in su.

I pionieri

I primi freerider in Valsesia erano svedesi cassaintegrati o dipendenti stagionali che passavano l'inverno sciando a temperature meno polari su montane più alte. Gli impianti erano vecchi di 30 anni, gli alberghi pochi e i servizi minimi, ma i dislivelli siderali che dai 4mila metri scendono ai 1.200 erano irresistibili. Il cambio decisamente valido ha fatto il resto nella storia d'amore tra Alagna e la Svezia. Da cui - soprattutto tra febbraio e marzo grazie alla chiusura delle scuole per la Sportlov, la vacanza sportiva grazie a tour operator scandinavi partono charter di sciatori. Che qui hanno trovato l'equilibrio perfetto. Un posto a dimensione d'uomo dove sciare e passare serate senza movida eccessiva. Perché ad esclusione del Capodanno, da anni tutto esaurito anche grazie al turismo nostrano, la sveglia per tornare sulle piste suona presto.

Un business che funziona e che ha portato l'Hotel Monterosa, il più antico di Alagna in pieno centro, a finire in mano svedese nel 2013. Ora l'albergo lavora principalmente con clienti scandinavi che prenotano con un anno di anticipo. Sicuramente il restauro degli impianti di risalita, oggi di proprietà di Monterosa 2000 spa, ha fatto da traino.

E accanto al fuoripista Alagna è diventata meta per qualunque sport sulla neve. Dai 67mila ingressi sulle piste del 1999-2000, prima che si rifacessero gli impianti, si è passati a 124mila nel 2017/18. Quintuplicate le corse, da 270mila a un milione 67mila. Così il paese ha cambiato marcia, investendo su servizi ed accoglienza.

La nobiltà

Tra Alagna e Riva Valdobbia, che sono diventate un Comune unico dal primo gennaio, si è passati dalle poco meno di 62mila presenze del 2015 «alle quasi 100mila del 2018, di cui il 45% erano stranieri», conferma il sindaco Roberto Veggi. Non male per un centro che oggi conta 1.400 posti letto. L'offerta è quella di un turismo di montagna che vuole qualità e tranquillità. E soprattutto discrezione: tant'è che negli ultimi anni senza clamore sono arrivate all'ombra del Monte Rosa personalità di alto profilo. L'ultima, a fine febbraio, è stata la principessa Victoria di Svezia. Non è una novità. Già un secolo fa in alta Valsesia transitavano nobili e teste coronate. Prima fra tutte la regina Margherita. Al «Relais Regina», nella frazione Ca' di Janzo incastonata tra i monti della Val Vogna, all'ingresso dell'albergo si può vedere la targa che celebra la visita regale nel settembre del 1898.

«Sono convinto si possa ancora migliorare - rilancia il sindaco -. Puntiamo sull'estate e sul parco naturale Alta Valsesia». Un futuro incentrato anche su escursioni estive e cultura per un paese che a lungo è dipeso economicamente anche dalle miniere. Che oggi, a coronare la mutazione genetica del territorio, diventano meta di itinerari turistici.

Le tradizioni

Perché oltre allo sci c'è di più. Entrando in paese si rimane incantati dai motivi architettonici di linee orizzontali tra legno e pietra. È l'inconfondibile silhouette delle case dei walser. Edifici concreti ed armonici su più piani, che in origine comprendevano abitazione, stalla e fienile, circondate sui quattro lati da un ampio loggiato. Tutto costruito in legno grazie alla tecnica «blockbau», che utilizza tronchi squadrati e assemblati con incastri angolari sotto tetti in pietra. Un'eredità da preservare, tanto che ad Alagna anche le ultime scelte urbanistiche sono improntate alla continuità e al rispetto dello stile walser.

È il caso del «Mirtillo Rosso», albergo che intercetta un target di clienti che non sono per forza sciatori. Sarà perché nell'hotel negli ultimi tre anni si è festeggiato il Natale 25 volte. Aperto nel 2016 grazie all'investimento milionario di Cesare Ponti dell'omonima azienda agroalimentare, il «Mirtillo Rosso» è il primo family hotel italiano incentrato sullo spirito natalizio. Le prenotazioni hanno il loro picco ogni 24 e 25 del mese, quando l'albergo celebra la magia natalizia con il cenone in famiglia della vigilia, tombola e canti davanti al camino, dove si aspetta l'arrivo di Babbo Natale con i regali. Per la gioia dei bimbi e soprattutto dei genitori.

Che, mentre i piccoli si baloccano fra sagome di renne e animatori, scappano a ritagliarsi qualche ora sulla neve, sui sentieri o tra le bellezze locali.

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