Un sensore segnala le aritmie invisibili indicando il potenziale rischio di ictus

Ricercatori dell'università Cattolica, del Policlinico Gemelli, del Campus Bio–Medico di Roma e di 55 centri in Europa, Canada e Usa, hanno ideato un modo di prevenire molti casi di ictus e soprattutto le loro recidive. Si tratta di un sensore che messo sotto la cute registra aritmie invisibili ai metodi diagnostici tradizionali e asintomatiche, quindi più subdole perché non riconosciute. Grazie all'apparecchio, registrando questo tipo di vizio del battito in tempo reale quando si verifica, il medico può procedere tempestivamente a una terapia preventiva anti-ictus e scongiurare il peggio. Pubblicato su New England Journal of Medicine, lo studio Crystal rappresenta la più grossa sperimentazione clinica a livello globale su questo fronte ed è stato condotto dal professor Tommaso Sanna, cardiologo al policlinico Gemelli. Questo microdispositivo, più piccolo di una penna USB, per la registrazione continua dell'attività cardiaca, può essere interrogato dal paziente, attraverso un telecomando dotato di una spia rossa. L'accensione della spia segnala che è in corso un'aritmia cardiaca. Il soggetto può così recarsi tempestivamente presso un centro ospedaliero per ulteriori accertamenti. L'apparecchio è in grado anche di trasmettere l'elettrocardiogramma del paziente per via telefonica allo specialista che, se confermata la diagnosi di aritmia, ha gli elementi per intervenire con una terapia preventiva adeguata.
In Italia si verifica un ictus ogni tre minuti.

Questa patologia rappresenta la terza causa di morte e la più frequente causa di disabilità permanente negli adulti, perché solo il 25% dei pazienti sopravvissuti guarisce completamente e oltre il 50% resta colpito da un deficit che lo rende non più autosufficiente.

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