Ma la sentenza è già scritta per il capo del partito di Dio

Il pupillo degli ayatollah è scampato per un soffio alla bombe. Solo per ora

da Gerusalemme

Israele ha già scritto la sentenza. A pronunciarla ci pensa il ministro degli Interni israeliano Ronnie Bar On mentre visita le zone colpite dai missili di Hezbollah. «Hassan Nasrallah si è condannato da solo con le sue azioni - spiega il ministro parlando del 45enne segretario generale di Hezbollah - dubito vi sia un agente di assicurazioni disposto a firmagli una polizza sulla vita». Ma la sentenza anche stavolta sembra esser stata pronunciata a vuoto. Hassan Nasrallah è uscito indenne dalla tempesta di bombe sganciate sulla sua abitazione e sul quartier generale di Hezbollah nel quartiere di Dahyia alla periferia meridionale di Beirut. «Il segretario generale e la sua famiglia sono sani e salvi» ha annunciato ieri sera un comunicato del Partito di Dio.
La prima taglia sulla testa di Nasrallah risale al marzo 1994 quando un’autobomba fa saltare l’ambasciata israeliana di Buenos Aires uccidendo 29 persone. Quella bomba ordinata da Hassan Nasrallah in concomitanza con il suo insediamento alla testa del Partito di Dio è la vendetta per l’uccisione del predecessore Abbas al Musawi, eliminato assieme alla famiglia un mese prima. Nasrallah e Musawi s’erano conosciuti a Najaf nel lontano 1976. Ad affidare alle cure di Musawi quel ragazzino sedicenne era stato il Grand Ayatollah Mohammad Baqir As Sadr, impressionato dall’intelligenza del giovane Nasrallah. In quella benedizione accordata dal grande ayatollah Baqir Sadr c’è il filo rosso che lega Hassan Nasrallah all’agitatore iracheno Moqtada Sadr, nipote del grande ayatollah, e alla Repubblica islamica, grande madre da 25 anni dei capi sciiti iracheni e libanesi. Non a caso Hassan Nasrallah studia alla scuola religiosa dell’Imam Montazeri a Qom. Non a caso diventa segretario generale di Hezbollah a solo 34 anni scavalcando gerarchie e poteri di clan grazie all’investitura della Suprema Guida iraniana Alì Khamenei. L’attentato all’ambasciata di Buenos Aires è la prima svolta impressa da Nasrallah al partito di Dio. Il movimento armato sciita risponde colpo su colpo ad ogni operazione israeliana in Libano. Ma è la fiducia iraniana a garantirgli sempre maggiori successi. Teheran gli mette a disposizione i migliori ufficiali addestratori dei pasdaran e gli concede libero approvvigionamento ai propri arsenali. Nasrallah ricambia con osservanza e devozione e trasforma Hezbollah in una spietata macchina da guerra capace di contrapporsi all’occupazione di Tsahal. La sua fama viene consacrata dal ritiro israeliano del 2000.

Quel ritiro grazie al sapiente uso della propaganda radiotelevisiva sviluppato da Nasrallah viene salutato da arabi e musulmani come la prima vittoria di una guerriglia islamica sull’odiato nemico israeliano. Un nemico deciso a liberarsi di lui una volta per sempre.

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