Cronache

Senza assicurazione, che Ferrari è?

«Me ne frego di queste cose, io. Il tagliando non ce lo metto, sul parabrezza. Anzi, non pago nemmeno l’assicurazione. È l’ultima cosa che mi viene in mente, quando sono al volante di un bolide come questo. E poi, chi vuoi che ci faccia caso se c’è o non c’è il tagliando, quando si trova davanti questo schianto di macchina? Può solo mangiarsela con gli occhi. Sono a prova di poliziotto, vigile o carabiniere, io!». Lo schianto è una rossa Ferrari nuova fiammante, prezzo di listino: 350mila euro e spiccioli, full optional, fin troppo superdotata per pretendere che passi inosservata; lui, il proprietario che se ne frega dell’assicurazione, è un imprenditore, 35 anni, di Foggia, in viaggio da Montecarlo alla volta del paese natio. Dunque: partenza (decollo?) da piazza del Casinò, Hotel de Paris, curva del Mirabeau, tunnel del Loews, una puntata sul lungomare, «e mi faccio il giro» giusto come quelli della Formula 1. Poi la Rascasse e la curva del tabaccaio, la corniche e la corsa verso il confine: «Come tira ’sto dodici cilindri». Benzina, olio, arbre magique: c’è tutto e anche di più su questa Ferrari da libidine. Breve sosta a Imperia, il tempo di un caffè. Il bolide attira gli sguardi, si avvicinano due ragazzi, poi una che sembra una velina «e non si sa mai che ci sia il nababbo che mi rimorchia e mi presenta a Gerry Scotti». Insomma, è tutto un brulicare di ammiratori attorno alla quattroruote di Maranello. Arriva anche uno in divisa, studia, scruta, osserva, rimane abbagliato. «Miezzeca! - sbotta -. Che sballo! Venisse a vederla anche tu». Difatti viene anche l’altro, anche lui in divisa. Rossa e blu. Nulla sfugge all’occhio dell’appassionato: le ruote in lega, l’aerodinamica, la pelle dei sedili, il selettore del cambio, la pedaliera. «Che meravigliola! Guarda la targa, è di uno delle nostre parti. Fammici dare un’occhiata più approfondita, di questo modello non ne vedessi mai». Gongola l’imprenditore, che nel frattempo è rispuntato sull’uscio del bar e si gode la scena senza intervenire: «Lo sapevo che faceva colpo, l’ho comprata per questo».
Ferrari è sempre Ferrari, con o senza assicurazione. Solo che, senza assicurazione, è una Ferrari in contravvenzione. Difatti i due carabinieri, gira e rigira, prima o poi finiscono per notare che non c’è quel «famoso» tagliando. La libidine cede il posto al verbale. Quando la coppia di militari si mette a scrivere, alternandosi ritmicamente nel compito, è in quel momento che l’imprenditore foggiano realizza: «Mica mi faranno la multa? Sì, va be’, l’ho lasciata vicino ai taxi, ma che vuol dire. Una Ferrari è sempre una Ferrari, non si può multare così. Siamo fortissimi. Anche noi siamo campioni del mondo. Ma forse è meglio che mi faccia vedere». Si fa avanti: «Scusate, me ne vado subito, siate gentili, visto che macchina?». Il sorriso - un po’ ebete, a trentadue denti - si spegne subito: «Guardi che lei è in contravvenzione...». «Sì, ho capito, ma non si potrebbe... Sa, la Ferrari...». «No, guardi che anche se trattasi di un bell’esemplare...». «Visto? Lo dice anche lei. Prometto: quando passo di qua la prossima volta, le faccio fare un giro. Anche al suo collega». «No, signore, non ha capito. Questa macchina, di qua, non si muovesse più. Si bloccasse». «Ma che bloccasse, è una Ferrari, dodici cilindri di razza, quattrocento cavalli e passa di potenza. Si muovesse, ma che mi fa dire? Si muove, eccome». «Lo dice lei. Ma l’assicurazione dov’è?». Dramma: altro che sosta vietata! Il problema diventa un casino globale. L’imprenditore che se ne frega ha un sussulto. Poi balbetta qualcosa: «Il tagliando, non so, non ce l’ho, credevo... Sa, una Ferrari, chi ci pensa al tagliando?». «Non si preoccupi. Ci pensiamo noi. La sua macchina è sequestrata». «E a Foggia come ci vado?». «C’è un treno fra dieci minuti, si affretti. Lo so perché lo prendo spesso, se dorme in piedi risparmia. Cambia a Savona, poi a Pisa, scende a Roma, passa la notte in stazione, riparte sull’intercity per Bari. E da lì, poi chiede. Quando arriva, già che c’è, mi raccomando, salutasse i miei amici del bar dello Sport. Sa, a loro, le Ferrari piacciono tanto. Come a noi. Arrivederci».

Mai più.

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