Siamo già al secondo episodio consecutivo e ormai due indizi, in questo caso, possono fare una prova. É la seconda volta che l'Inter, senza il suo portoghese in panchina, va incontro a una prova grigia e a un risultato inatteso. Branca, il ds, già dopo il modesto 0 a 0 realizzato col Genoa, confermò l'impressione in diretta tv. «L'Inter patisce l'assenza del suo allenatore» riferì il dirigente. A ragione. Anche se in quella circostanza, preoccupato dall'andazzo del primo tempo, Mourinho abbandonò lo sky-box e in compagnia di Oriali prese posto dietro la panchina occupata da Beppe Baresi per agitarsi, suggerire, dare dritte. Tanto da far dire al presidente del sindacato allenatori, Renzo Ulivieri: «Mourinho non ha scontato la squalifica contro il Genoa».
A Catania l'intesa è andata nuovamente in tilt. E con conseguenze ancor più gravi per la classifica e per l'umore della truppa. Le scelte suggerite da Josè, asserragliato in una cabina tv, non sono servite a modificare il destino della squadra leader del torneo, questa volta partita addirittura in vantaggio e risucchiata dal clamoroso 3 a 1 del Catania. É vero, Muntari è stato trasformato in capro espiatorio. É vero la difesa, indebolita dall'arrivo di Materazzi, è andata in crisi sui contropiedi veloci organizzati da Mihajlovic; è vero l'attacco ha perso lo smalto dei giorni migliori, complice il declino di Eto'o, ma una motivazione dev'essere ricercata nell'assenza di Mou e nel ruolo che da sempre il gran motivatore ha esercitato sul suo gruppo.
Questo può anche significare che in assenza del miglior smalto e di una condizione fisica brillante, siano venuti fuori i limiti del copione. E che in assenza di ispirazione, la presenza in panca di Mourinho possa fare da doping per una squadra che ha sempre avuto nel fisico e nei nervi le sue doti migliori.
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