Ma senza "responsabilità civile" i giudici non pagano

L’amministratore delegato di una multinazionale tedesca della chimica una volta mi disse: «Come faccio a convincere il mio consiglio ad investire in Italia? Ogni volta che ci provo mi sventolano sotto il naso i processi strampalati in cui la nostra filiale si è trovata coinvolta e all’obiezione che è impossibile investire in un paese dove un giudice, non responsabile delle proprie azioni, se si sveglia male ti chiude l’azienda per dispetto, non so cosa rispondere».
Il punto è tutto qui. L’abnormità di una sentenza civile, con un giudice che decide un risarcimento da 750 milioni immediatamente esecutivo con la stessa indifferenza con cui poco prima poteva dirimere una causa per il gocciolamento delle fioriere in un condominio, fa cadere la foglia di fico residua sul vero problema della giustizia italiana, che finora è stato affrontato male dallo stesso centrodestra. Il punto cruciale non riguarda infatti la separazione delle carriere o le correnti del Csm, tutte cose peraltro importanti, bensì la totale irresponsabilità del magistrato, liberissimo di prendere anche la più abnorme delle decisioni senza doverne mai rendere conto ad alcuno.
Supponiamo anche solo per un secondo che questo giudice, invece di essere un falco del diritto che vede anche quello che una fila di Corti di appello e cassazione non hanno visto, abbia preso una decisione del tutto pazzesca e assurda: le conseguenze possono essere rilevantissime sui mercati finanziari e sull’intero sistema economico ma niente e nessuno potrà mai chiedergliene conto. Irresponsabile. Licenza di uccidere come 007 per il solo fatto di aver passato un concorso. Proviamo a pensare cosa possa accadere a noi nelle nostre diverse professioni se facessimo un errore marchiano da, diciamo, centomila euro di valore. Ebbene, qui abbiamo un signore che magari ha fatto una baggianata di valore settemilaecinquecento volte superiore a quella cifra e può tranquillamente riderci sopra con gli amici. Senza contare che il danno potenziale alla credibilità del sistema economico è molto superiore alla cifra in oggetto. La soluzione è solo una: semplice, veloce e non richiede nessuna legge costituzionale, anzi, è già stata approvata in passato dagli italiani con l’80% di voti positivi. Si chiama responsabilità civile del magistrato.
La questione fu posta in un referendum che nel 1987 superò il quorum e venne pertanto validamente approvato, salvo però venire del tutto disatteso dal Parlamento di allora che emanò una legge lontana anni luce dal risultato del quesito referendario. Giova ricordare che la battaglia per l'introduzione del sacrosanto principio di responsabilità vide fra i promotori anche personaggi come Leonardo Sciascia, Mario Soldati, Umberto Veronesi e l’adesso dipietrista Gianni Vattimo, nonché alcuni fra gli stessi magistrati considerati di «ultrasinistra» come Franco Marrone che, molto semplicemente, disse: «In questo referendum non c’è nulla contro noi giudici. Esiste nel nostro Paese un principio generale, per cui tutti quelli che producono un danno per colpa debbono risponderne e conseguentemente risarcirlo».

Ecco, se si applicasse se pur tardivamente il referendum e il giudice sapesse che se scrive qualcosa che non sta oggettivamente né in cielo né in terra rischia di tasca sua, come tutti noi se la facciamo troppo grossa nel nostro lavoro, si può scommettere che molte delle storture della nostra giustizia si sistemerebbero d’incanto.
Sarebbe una bella lezione: anni di riforme abortite della giustizia risolte da un giudizio civile con una soluzione anch’essa civile, di responsabilità.
posta@claudioborghi.com

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica