Politica

Separati senza figli Non tocca al giudice decidere sulla casa

da Milano

I giudici che si occupano di diritto di famiglia d’ora in poi avranno meno da lavorare. I coniugi separati e senza figli non potranno più rivolgersi a loro per risolvere i conflitti relativi alla casa coniugale acquistata in regime di comunione di beni. Dovranno arrangiarsi da soli e decidere di comune accordo a chi spetta restare dentro l’abitazione. E se l’accordo non si raggiunge, non resta che vendere tutto e dividere la somma senza tanti rancori.
È il messaggio che lancia la Cassazione con la sentenza numero 6979, in cui è spiegato che il giudice non può stabilire nulla in tema di casa coniugale. Il destino dell’immobile dovrà essere deciso con un accordo privato tra i due ex, perché la legge del 2006 sull’affido condiviso dei figli non ha regolamentato la destinazione della casa della coppia senza prole. Se i coniugi non riescono a raggiungere un accordo «restano liberi di chiedere la divisione dell’immobile e lo scioglimento della comunione». Sarà dunque l’ultimo ricorso risolto in giudizio quello presentato da Ubaldo P., un uomo che rifiutava di lasciare la casa coniugale, in comproprietà tra lui e la moglie Cesarina, perché sosteneva di essere meno abbiente della ex moglie. Ma le due necessità non vanno confuse. «Lo strumento per compensare la debolezza di un coniuge è l’assegno di mantenimento e non la casa di proprietà» sottolinea l’avvocato Cesare Rimini. «In assenza di figli conviventi - spiega l’esperto di diritto familiare - il giudice non può assegnare la casa coniugale in comproprietà tra i coniugi a quello tra i due che ritenga più debole.

È solo la presenza dei figli a deprimere il diritto di proprietà».

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