Mancava solo la spiaggia nel novero dei posti in cui meno ti aspetteresti di vedere accadere una tragedia. E puntuale è arrivata. D’estate non c’è luogo più tranquillo della battigia, sia per i bambini sia per i genitori. Tra sabbia, secchiello, sdraio e ombrelloni, cosa potrebbe mai succedere? Eppure, a smentire queste illusorie supposizioni ci ha pensato la spiaggia di Grandes Playas de Corralejo, nel comune di La Oliva, a Fuerteventura. Un bambino italiano di dieci anni giocava assieme ai suoi amichetti vicino a una enorme fossa: tre metri di profondità per cinque metri di larghezza. Sulla buca, c’è chi, come La provincia.es, afferma che sia stata costruita in precedenza da altri bagnanti, e chi sostiene che sia stata creata dagli stessi bambini. Fatto sta che, forse per gioco, forse per una prova di coraggio tra coetanei, il bambino, di cui non è stata resa nota l’identità, è entrato dentro il «cratere». Il quotidiano ABC sostiene che si sarebbe trattato di uno scherzo da parte degli amici. Difficile sapere come siano andate realmente le cose. Quello che è certo è che quando il bambino ha tentato di uscire, come ha riferito il sito del comune di La Oliva, «le pareti gli sono crollate addosso» e una montagna di sabbia lo ha letteralmente travolto. Il tutto sarebbe avvenuto sotto gli occhi della madre e di un bagnino, che ha subito chiamato i soccorsi. Una ventina di persone ha cercato di liberare il piccolo, un compito arduo dal momento che più si toglieva via la sabbia e più questa scendeva nuovamente. «Era una situazione orribile- ha raccontato a La Provincia Diario de Las Palmas un giovane soccorritore- la gente gridava e noi cercavamo di togliere la sabbia che continuava a crollare».
Ci sono voluti venti interminabili minuti prima di riuscire a liberare il bambino. Troppi. I soccorritori hanno dovuto formare una catena umana per impedire che la montagna di sabbia continuasse a seppellirlo. E’ stato necessario scavare e puntellare le parete per evitare nuovi crolli. Per questo il tempo continuava a passare velocemente. Per questo, quando finalmente il bambino è stato estratto dalla buca era in stato di arresto cardiorespiratorio. I soccorritori sono riusciti a rianimarlo e una volta stabilizzatesi le sue condizioni, dopo circa quaranta minuti, è stato trasportato in elicottero, prima all’ospedale di Fuerteventura, poi al più specializzato Hospital Materno Infantil di Las Palmas. Ora lotta contro la morte, in coma con ventilazione assistita a causa dei danni provocati dalla mancanza di ossigeno nei venti minuti in cui è rimasto sepolto. Le sue condizioni sono ritenute ancora «molto critiche» anche se, secondo la radio pubblica delle Canarie Rtvc, sarebbe in «lieve miglioramento». La madre del bimbo non lo ha lasciato neanche un minuto da quando è stato estratto dalla buca, è costantemente accanto a lui in ospedale e spera in una ripresa del figlio. Con lei, ci sono gli amici con cui stava trascorrendo la vacanza. «E’ successo tutto in pochi secondi- ha detto uno di loro - è stato orribile. Un incubo vero e proprio. Vogliamo dire grazie alla gente che ci ha aiutato a tirar fuori il bambino. Ora vogliamo solo che si riprenda al più presto e che torni a casa insieme a tutti noi».
«Questa è la cosa peggiore che abbia vissuto in undici anni di lavoro» ha commentato ancora sconvolto un addetto al servizio di Sicurezza e Emergenza di La Oliva. Intanto si continua a sperare, con l’incredulità nei confronti di una tragedia che, ci auguriamo, abbia distrutto soltanto il mito della serenità in spiaggia.
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