Serial killer: sospettato ex infermiere omicida

Serial killer: sospettato ex infermiere omicida

Fiale, farmaci e aghi per l’insulina. Li hanno sequestrati un mezzo fa gli investigatori della squadra Cold Case della questura che hanno perquisito l’abitazione di Montelibretti di Angelo Stazzi, l’ex infermiere sessantacinquenne del Gemelli in carcere per aver ucciso nel 2001 la collega, Maria Teresa dell’Unto, confessando solo dopo 9 anni l’omicidio e permettendo il ritrovamento del cadavere. Su di lui si incentrano adesso i sospetti degli esperti di San Vitale che indagano sul serial killer responsabile di aver assassinato in due anni sette anziani tra Roma e l’hinterland. Lo svela un’informativa redatta dal gruppo investigativo arrivata ieri alla Procura di Tivoli, competente per territorio.
Lo scorso anno gli uomini della squadra Casi Freddi, nata per cercare di risolvere i delitti insoluti, scoprì che Stazzi aveva ucciso la collega, seppellendola vicino alla sua abitazione. Il movente, secondo la polizia, sarebbe legato a un debito di 18 milioni di lire che l’assassino aveva contratto con la vittima, per acquistare una cucina a Montelibretti. Gli avvocati Cristiano Pazienti e Cristiano Conte, difensori dell’accusato, sostengono invece che il movente è strettamente sentimentale: Stazzi avrebbe ucciso la donna, da tempo sua amante, per impedirle di rendere pubblica la loro relazione, iniziata ancora prima che la moglie morisse.
Ma il modus operandi e altri dettagli devono aver spinto gli agenti a ipotizzare che Stazzi possa essere anche responsabile di altri sette omicidi, che stavano per essere archiviati come normalissimi decessi avvenuti in una casa di cura privata di Guidonia, come conseguenza di malori o incidenti domestici. Nei corridoi della Procura di Tivoli tutti mantengono il più stretto riserbo. I legali di Stazzi, invece, confermano solo la perquisizione avvenuta un mese fa nell’abitazione del loro assistito, ma dicono di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte della magistratura. «Angelo Stazzi non è un omicida ne tantomeno è un omicida seriale - spiegano gli avvocati Pazienti e Conte -. Dell’inchiesta di Tivoli lo sappiamo solo attraverso gli organi di stampa. Nei mesi scorsi un’abitazione che era nella disponibilità del nostro assistito è stata perquisita. Ma dopo di allora non c’è stato comunicato nulla».
Quindi fino ad oggi Stazzi deve rispondere solo del delitto Dell’Unto. Secondo il pm Pietro Saviotti avrebbe completamente soggiogato la donna, in un rapporto fatto di richieste continue di denaro. Il 29 marzo del 2001 l’infermiera voleva dire basta. Ma la situazione è drammaticamente precipitata e Stazzi, forse al culmine di una furibonda lite, l’ha uccisa. Il 25 novembre scorso Stazzi ha permesso alla polizia di recuperare il cadavere, nascosto nel giardino di casa.

Ora si tratta di accertare se sia sempre lui, ad aver ucciso anziani in fase terminale o malati di Alzheimer magari con dosi eccessive di insulina, in cambio di pochi euro o una mancia da parte delle agenzie di pompe funebri. Magari quando, lasciato il Gemelli, ha prestato servizio in una clinica di Guidonia.

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