Serie A, Mediaset sfida la Lega «I diritti tv ora valgono meno»

La motivazione: lo scandalo di calciopoli ha fatto scemare l’interesse per il torneo

da Milano

Toc, toc. È da giugno che Mediaset bussa alla porta della Lega professionisti per ridiscutere i diritti del campionato senza ottenere risposta alcuna. «Per colpa di calciopoli han perso valore» la prima denuncia di PierSilvio Berlusconi, vice-presidente del network di Segrate. Antonio Matarrese, il presidente eletto nella bufera di agosto, e gli altri patron dei club più rappresentativi, da quella data, fanno melina, secondo la migliore delle tradizioni italiane. A vuoto anche il tentativo di affidare a un arbitrato super partes il compito di valutare il deprezzamento subito dal campionato italiano: orecchie da mercanti. Di qui il cambio di strategia. Da oggi Mediaset non bussa più al portone di via Rosellini, a Milano, in modo felpato ma fa tuonare il cannone di una citazione in piena regola presentata al tribunale di Milano nella quale contiene la richiesta di riduzione del prezzo dei diritti tv in chiaro del campionato di calcio di serie A in seguito allo scandalo. La parola passa alle aule dei tribunali e agli avvocati, dunque. «Siamo stati costretti alle vie legali dall’atteggiamento della Lega calcio che non ha mai dato seguito alle nostre richieste nonostante un intenso carteggio culminato in un paio di incontri al vertice, rassicuranti a parole ma infruttuosi nei fatti» la didascalica spiegazione proveniente dai piani alti di Mediaset.
Sul merito, la richiesta della tv di Segrate è incardinata su cifre e dati incontrovertibili. Nel calcio italiano, da giugno in avanti, nonostante il titolo mondiale vinto dalla Nazionale a Berlino, ha preso a soffiare un vento secco e gelido di recessione comprovato da una serie di dati: sono diminuiti gli spettatori del botteghino, sono diminuiti gli abbonati, sono diminuiti i telespettatori dinanzi alle tv. Contestualmente il valore diminuito della pay tv della serie A (-14,8%) è avvalorato dalla crescita della serie B (+52,0%). E la spiegazione è persino elementare, oltre che scontata. «Il 40% del popolo dei tifosi è stato toccato dai provvedimenti della giustizia sportiva emessi nell’estate» la riflessione passata dai tecnici di Mediaset che han lavorato, con l’ufficio legale dell’azienda, alla preparazione della citazione. L’iniziativa non è una dichiarazione di guerra a Matarrese e alla Lega. «Semmai - suggeriscono dagli uffici di Cologno Monzese - si tratta di un atto dovuto: siamo una società quotata in Borsa, dobbiamo garantire la tutela agli azionisti». Verissimo. Come conferma puntualmente l’altra annotazione. E cioè Mediaset continua ad onorare il contratto senza sospenderlo, come minacciato qualche mese fa proprio per non danneggiare il calcio italiano e le molte società che da quei proventi traggono linfa vitale.
PierSilvio Berlusconi e i suoi sono pronti a trattare. E sul tavolo del negoziato si ritrovano alcune opzioni che possono soddisfare le parti senza provocare traumatiche conclusioni. Il risarcimento infatti può avvenire attraverso la cessione di altri diritti tv (magari la prossima coppa Italia attualmente rifilata alla Rai) oppure con un contratto di merchandising, magari legato a filo doppio con la recente scelta della Lega di dotarsi di un pallone unico, del campionato. «Meglio un cattivo accordo che un non accordo» è la vecchia massima di Andreotti che qui vale la pena di essere ricordata.
Nel frattempo sul fronte della Lega calcio, la reazione appare stupita e preoccupata al tempo stesso.

Antonio Matarrese, bloccato a letto da una fastidiosa influenza che gli ha impedito di volare a Düsseldorf per elezioni Uefa, ha affidato la pratica ai due legali di Milano, il suo consulente Sica e Stincardini, il successore dell’avvocato Rossello. «Risponderemo quando avremo l’atto di citazione» è la replica. Continuano a prender tempo. Ma stavolta la melina non serve.

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